Se un ribelle spento

Se un ribelle spento 1: Abdullah Öcalan


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İmralı è una piccola isola turca nel Mar di Marmara. Sarebbe un paradiso se non ci fosse una prigione. Un’area di 25 chilometri quadrati presidiata da 5000 soldati, che contiene un solo prigioniero: Abdullah Öcalan.

Arrestato nel 2009, vive un isolamento devastante: una piccola cella, non può aprire la finestra; due ore d’aria al giorno, rinchiuso in un piccolo cortile e con una rete a escludere il cielo. Dal 2011 al 2019 gli sono anche state vietate le visite dei suoi legali, che erano l’ultimo legame che aveva con il mondo.

Abdullah Öcalan nasce a Ömerli nel 1948. Un piccolo liceo di provincia, poi l’Università ad Ankara, dove però il colpo di stato militare lo porta presto ad abbandonare gli studi. Proprio il suo ritorno a Diyarbakır comincia la sua lotta per promuovere i diritti del popolo curdo.

Nel 1977 fonda il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un’organizzazione che lotterà per oltre 40 anni per dare ai curdi i diritti che gli sono sempre stati negati. Il PKK sceglie anche di abbracciare la lotta armata, e per questo viene classificato come organizzazione terrorista dalla maggioranza degli stati occidentali, compresi USA e Unione Europea.

Nel 1980 Öcalan è costretto a fuggire in Siria, e dopo qualche anno in Russia. Cerca disperatamente uno stato che gli conceda asilo politico, ma non lo trova. Viene arrestato in Kenya, a Nairobi, e poi portato a İmralı, dove viene condannato all’ergastolo.

È proprio in quella piccola cella che nasce il progetto più ambizioso per il popolo curdo: il confederalismo democratico.

Teorizzato proprio dal prigioniero di İmralı, troverà la sua realizzazione nella rivoluzione del Rojava e nella nascita dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-est.

Se un ribelle spento passa il testimone, siamo pronti a prenderlo?
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Se un ribelle spentoBy zorba