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Negli ultimi anni sembra che il capitalismo abbia trovato la sua coscienza verde. Ovunque si parla di imprese etiche, di nuovi modelli societari e di certificazioni che promettono di cambiare il mondo. Tra le più citate: le Società Benefit, nate per coniugare profitto e “bene comune”, e le B Corp, aziende certificate che si fregiano del titolo di “business for good”. La narrativa ufficiale è chiara: finalmente le imprese possono generare valore non solo economico, ma anche sociale e ambientale. Una rivoluzione del concetto stesso di business, dicono. Ma è davvero così? O siamo davanti all’ennesima illusione di cambiamento, un vestito elegante cucito su misura per un sistema che resta identico a sé stesso? In questo articolo proverò a decostruire la comunicazione delle Società Benefit e delle B Corp. Non per sminuire chi le adotta in buona fede, ma per mostrare il nodo strutturale: se il fine resta il profitto, tutto il resto sarà sempre subordinato ad esso.
By Lorenzo ValentiniNegli ultimi anni sembra che il capitalismo abbia trovato la sua coscienza verde. Ovunque si parla di imprese etiche, di nuovi modelli societari e di certificazioni che promettono di cambiare il mondo. Tra le più citate: le Società Benefit, nate per coniugare profitto e “bene comune”, e le B Corp, aziende certificate che si fregiano del titolo di “business for good”. La narrativa ufficiale è chiara: finalmente le imprese possono generare valore non solo economico, ma anche sociale e ambientale. Una rivoluzione del concetto stesso di business, dicono. Ma è davvero così? O siamo davanti all’ennesima illusione di cambiamento, un vestito elegante cucito su misura per un sistema che resta identico a sé stesso? In questo articolo proverò a decostruire la comunicazione delle Società Benefit e delle B Corp. Non per sminuire chi le adotta in buona fede, ma per mostrare il nodo strutturale: se il fine resta il profitto, tutto il resto sarà sempre subordinato ad esso.