Il paesaggio “di pietra” di Nomaglio costituisce un unicum che colpisce lo sguardo degli osservatori; la zona si caratterizza come un paesaggio terrazzato nato grazie a un microclima decisamente favorevole, sul soleggiato versante alla sinistra orografica della Dora Baltea, in cui le Comunità Locali, sicuramente dal Medioevo, ma secondo alcuni già dai tempi della dominazione romana, hanno saputo ricavare spazi per svolgere attività agricole di eccellenza.
Il versante inizialmente roccioso, levigato dai ghiacciai alpini dell’era quaternaria, è stato rimodellato nel corso dei secoli dall’azione umana, costruendo innumerevoli muri di contenimento utilizzando le pietre depositate dal ghiacciaio nel suo ritrarsi e ricavandone altre attraverso piccole attività di cava sul posto; in seguito, gli spazi racchiusi dai muri a secco sono stati riempiti con terra prelevata nei boschi limitrofi e portata a spalle con le gerle soprattutto dalle donne.
La coltivazione per eccellenza, oltre a quella del Castagno, anticamente come al giorno d’oggi, è la vite, soprattutto con le uve nebbiolo; la viticoltura Locale sin dalle origini trova massima espressione nel sistema della pergola, localmente chiamata tupiun, che forma con il terrazzamento un tutt’uno di grande impatto visivo, in particolare quando il sostegno verticale frontale è costituito dai pilun, pilastri circolari in pietra con la funzione di trattenere il calore durante il giorno per sprigionarlo gradualmente di notte, favorendo così la maturazione delle uve nebbiolo, tardive per natura. In passato, le coltivazioni del Castagno e della vite erano affiancate da un’importante orticoltura di nicchia, che produceva le primizie vendute nei principali mercati locali.
Accanto a terrazzamenti, tupiun e pilun, il paesaggio è caratterizzato dai tracciati della viabilità connettiva: selciati e gradinate interamente in pietra che consentono di raggiungere i diversi spazi coltivati; laddove il versante ripiana leggermente si scorgono piccoli edifici rustici in muratura a secco di uso rurale, il cui piano terra, in genere voltato, era destinato al ricovero di un massimo di tre o quattro capi di bestiame.
Questo paesaggio unico è frutto di un secolare lavoro dell’uomo, che lo ha costruito pietra su pietra permettendo con notevoli sforzi lo sviluppo di una florida economia agricola, la cui riscoperta al giorno d’oggi risulta determinante per invertire il processo di abbandono dei terrazzamenti cui si è assistito nei decenni scorsi e, in parte, si assiste ancora.
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