Tra due ali di folla plaudente le schiere fasciste della provincia si avviano al comizio elettorale. Domenica 2 marzo avemmo nella nostra città una imponente rassegna delle forze fasciste della Provincia. Alle ore 10 da piazza Vittorio Emanuele gremitissima si è mosso il corteo. Era aperto dal Corpo Filarmonico cittadino, seguiva un manipolo della Milizia, il Labaro della Federazione Provinciale Fascista e quello dei Sindacati; l'avv. Mazzolini ed il comm. Polverelli, il Direttorio Provinciale Fascista, il Comitato Elettorale, tutte le autorità Civili e Militari, le Madri e le Vedove dei Caduti, i Sindaci e i Commissari fascisti con i relativi labari, venivano quindi i gagliardetti delle Sezioni Fasciste della Provincia. La bandiera della Sezione liberale seguiva immediatamente l'imponente rappresentanza di questa balda gioventù. Chiudevano il corteo i Sindacati, le Associazioni locali con bandiera, Avanguardisti, Balilla ecc. Fra una folla numerosissima e plaudente il corteo, dopo aver attraversato le principali vie della città, si è recato allo Sferisterio. Tutti i labari e i gagliardetti si disposero in fila nella gradinata da una parte e dall'altra del Direttorio, formando un colpo d'occhio stupendo. Nel mezzo i candidati politici, il Comitato Elettorale e il Direttorio Federale. Tutta la gran massa di popolo si assiepò nel cortile. Il comizio è aperto dall'avv. Brancaleoni, presidente del Comitato Elettorale, seguono poi applauditissimi, gli interventi di Serafino Mazzolini e di Gaetano Polverelli il quale tra l'altro dice: «Per le vie di Macerata le nostre musiche hanno suonato l'inno Giovinezza e l'inno di Mameli, quell'inno romantico che ci ricorda le lotte del Risorgimento. Nelle rimembranze antiche e in quelle di glorie recenti, il vecchio liberalismo e il giovane fascismo possono congiungersi. Voi liberali maceratesi non avete mai ripiegato la bandiera nazionale e non potete certo essere confusi con altri liberali che a Torino e a Milano, per rancori di neutralismo debellato o di condannato rinunciatarismo, fiancheggiano i rinnegatori della Nazione».
(L'Unione, 5 marzo).