Immobile fra le ombre delle montagne dell'Alpstein e dell’Alviergruppe, maestoso al di sopra del fondovalle, Werdenberg fa la guardia alla valle del Reno e fin laggiù, fino alle lontane Alpi. È un castello di pietra, ma ti viene da chinare la testa al suo cospetto fin da subito, da quando lo ammiri a distanza a quando entri, con sguardo meravigliato nel borgo medievale ai suoi piedi: delle mura rimangono frammenti della porta, ma all’interno del borgo ti senti ancora in un altro secolo. Qui le strade sono strette, acciottolate, e ti conducono inesorabilmente a Marktplatz. Sei in una piazza mercatale pittoresca, circondata dai portici che un tempo ospitavano botteghe di mercanti, dove rimbombavano forti il rumore dei carri e le voci dei commercianti.
Da qui prendi il sentiero, che si snoda tra le vigne delle colline, tra scorci e affacci sul laghetto di Werdenberg e le sue antiche case in legno. Lentamente sali verso la fortezza e questa volta, al suo cospetto, non chini la testa: hai il naso all’insù, e lui si fa rimirare apertamente. Con il tempo è cambiato: al principio c’era solo una torre solitaria, sentinella di pietra, e negli anni l’edificio si è espanso: ecco il vano scale, ecco il muro di cinta per proteggersi dai nemici. Ecco anche, al centro del cortile, una cisterna per l’acqua piovana: durante gli assedi andrà tutto bene. Il castello è cambiato nel corso dei secoli, così come i suoi abitanti: nel medioevo i conti di Montfort e Werdenberg trovarono qui nido e fortezza, nel ‘500 i balivi glaronesi governarono con pugno di ferro sui territori circostanti dalle sale in cui tu, ora, passeggi pacificamente. Nonostante il silenzio e la tranquillità di oggi, non fai fatica a immaginare il passato di glorie e di guerre del posto: le sale principali, una volta ornate da arazzi e mobili in legno massiccio, emanano ancora un'aria di austera nobiltà. Le finestre strette offrono una vista mozzafiato sulla valle sottostante, mentre i soffitti, alti e decorati, parlano di arte e di guerra. Durante le guerre napoleoniche, poi, Werdenberg divenne luogo di rifugio per i soldati francesi feriti, e le sue stanze furono trasformate in un lazzaretto.
Lo vedi, lo senti: qui è passata tanta morte, ma anche tanta vita. C’è stato il potere, c’è stata la distruzione da parte dell’uomo e anche quella della natura, con le tempeste favoniche, ma ci sono stati anche la resilienza, il coraggio, e la fierezza di un luogo che oggi tu guardi, ammirato, alzando la testa.