Era tutto coltivato, era un giardino. Noi lì stavamo, in fratellanza con quei pochi animali che c’erano. Una terra buona, rossiccia, eppure non era sufficiente.
L’asino girava lento attorno al menhir dell’aia e a furia di girare lasciò il segno, nell’immaginario di chi c’era, il ricordo di una ruota che non si fermava mai.