Da anni ormai, in particolare dopo la pandemia da covid-19 del 2020, si registra un'impennata nella produzione di alcol di contrabbando in Turchia.
La crisi economica ha visto una crescita di tutti i prezzi dei beni di consumo, di prima necessità e non, anche dell’alcol, complice poi una tassa che dal 2002, cioè dalla primissima vittoria di Erdoğan alle elezioni parlamentari, è gradualmente cresciuta fino a raggiungere il +2500%, in particolare sulla bevanda nazionale, il distillato raki.
Difficile non farne una questione di natura anche religiosa: per la società, infatti, è diventato un ulteriore strumento di polarizzazione, in un Paese laico, ma a maggioranza musulmana, dove di alcol non legalizzato si può morire, come è accaduto a 38 persone lo scorso Gennaio a Istanbul.
Per approfondire il tema, come sempre consigliamo:
- l'approfondimento "Spike in deaths unlikely to curb bootleg alcohol use in Turkey" di Turkey recap
- un articolo di Can Sezer per Reuters sull'aumento del consumo di whiskey e le conseguenze sui piccoli produttori vinicoli in Turchia
- la storia del Yeni Raki, la bevanda nazionale
- la cronologia delle tasse sull'alcol in Turchia
- il podcast Spotify Original "Metanolo" che racconta di una vicenda similare accaduta in Italia alla fine degli anni '80
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