Questa storia parte da lontano: dall’inizio del ‘600 e dalla deportazione dei primi schiavi neri in America. Agli schiavi non è permesso portare nulla con sé, neppure la musica: e nessuno strumento. Così, i neri, per aggirare i divieti cantano le Sacre Scritture, scegliendo i brani che parlano di liberazione e di un futuro migliore, giocando sui doppi sensi per riferirsi alla propria misera condizione. Cantano in coro e recuperano nelle cerimonie religiose la fisicità e il ritmo delle loro origini. E quando, dopo il proclama di Lincoln, molti fra loro si trasferiscono nelle città degli Stati del nord portano con sé il blues trasformandolo via via in ragtime, swing, jazz, fino all’arrivo del rock and roll. I giovani bianchi prendono ad appassionarsi a quella musica travolgente e disinibita. Ma bisogna fare qualcosa, perché è una musica troppo, troppo, troppo nera!