Fundraiser & Co.

Alberto Abbà, in cammino dal profit al non profit con il marketing e oltre – ep. 27


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Alberto Abbà è il responsabile fundraiser dell’associazione L’Albero della Vita, dove mette a disposizione dei minori e delle famiglie in difficoltà le conoscenze maturate nel percorso di studi economici e l'esperienza degli anni di lavoro in ambito profit.

Alla domanda "misteriosa" lasciata da Luca Stocco nella precedente puntata, Alberto Abbà risponde che la persona che più lo ha ispirato nella vita è stata suo nonno, grazie alla sua mentalità molto aperta e all'amore rispettoso per il luogo in cui è vissuto, in mezzo ai boschi e in compagnia dei suoi animali.

Chi ci salva da un terremoto?

Alberto fa come suo nonno. Preferisce la vita da pendolare, piuttosto che lasciare il suo amato Piemonte. È un uomo in cammino in tutti i sensi. Una delle sue principali passioni infatti è lo sport, in particolare camminare, appunto. Lo dimostra la sua impresa di 260 chilometri attraverso le Terre Mutate, ossia quelle colpite dal terremoto dell'Aquila. Questa esperienza ha dato vita al suo libro Chi ci salva da un terremoto?. Un titolo che è anche una metafora.

Ognuno di noi infatti vive terremoti personali giornalieri, per questo Alberto ha deciso di chiedere a tutte le persone che ha incontrato nel suo cammino la domanda che dà il titolo al libro e spera che la stessa domanda, se la siano posta anche i lettori. 

Sempre in ascolto del donatore

Il passato professionale di Alberto Abbà è nel profit, dove ha sviluppato una grande competenza nel marketing e in particolare nel mailing. Quando si interfaccia con realtà non profit, comincia a maturare un interesse crescente per questo settore, fino a quando coglie l'opportunità di lavorare per L’Albero della Vita. 

Alberto dice di essere non solo molto soddisfatto, ma di sentirsi anche privilegiato, perché il fundraising anzitutto lo mette in ascolto dei donatori con i quali instaura un rapporto diretto, etico e sempre umano: «Passo più tempo a ringraziare che a chiedere». 

Per questo motivo dice di essere «un giunto», ossia il collegamento diretto tra donatori e beneficiari, attraverso l'ascolto e il racconto delle loro storie.

Ogni donatore ha una motivazione diversa per donare, c’è chi lo fa perché è generoso, chi lo fa come scelta consapevole, chi per la cura del prossimo e chi invece per restituire il bene che a ricevuto o anche per pulirsi la coscienza. 

Il marketing come strumento per il fundraising

Secondo il nostro ospite, anche se il marketing spesso è sotto attacco, non dobbiamo dimenticarci che si tratta di uno strumento e che senza il marketing molte storie di valore non emergerebbero. Ovviamente il fundraising usa il marketing (o dovrebbe farlo) con uno scopo ben diverso rispetto a un'azienda. Il fine non è mai il profitto e questa etica è ciò che fa da guida al lavoro e alla scelta delle azioni da mettere in campo.

Grazie al marketing possono emergere e generare un impatto sociale tante storie che testimoniano un modo generoso spesso sommerso.

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Fundraiser & Co.By Ma Che Razza di Umani