Sinceramente, dico subito, non avrei scelto questo testo di mia sponte oggi, ma lo colgo come provvidenza. Perché anche noi oggi siamo una folla numerosa e siamo venuti da Gesù, proprio come dice il Vangelo. E forse, come molti di quella folla, c'è chi ha il cuore spezzato, ferito, e chi sente molti motivi per lamentarsi, per recriminare.
Cioè, non c'è pace. Abbiamo bisogno che il Signore doni pace, per questo veniamo da Gesù. E le parole di Gesù non sono delle parole respingenti, mai.
Se volete, anche quando ci sono delle parole più toste, decise, come quelle di oggi, abbiamo ancora più bisogno di sentire come Lui ci prenda la mano, per dire, Signore, sono spaesato. Ed effettivamente si è spaesati quando ti aspetti che succeda quasi qualcosa di routine, e invece sembra che tutto crolli. Ma c'è una verità ancora più profonda dentro quello che stiamo vivendo, e credo anche dalle testimonianze di Gabriele e delle donne di famiglia che c'è una specie di filo rosso che ha accompagnato la vita decisa di Barbara, che era una donna che si metteva in gioco, cioè quello che aveva capito era pronta a spenderlo, a spendere se stessa per quello che aveva capito.
Ma credo che questo vada proprio nella prospettiva di quello che abbiamo ascoltato.
Se uno vuole essere mio discepolo: come si è discepoli del Signore secondo il nostro stato di vita? Spendendo la vita, donandola nella professione, ma soprattutto nelle relazioni. Allora si capisce che anche le due parabole che dice Gesù, Barbara le ha attuate.
Cioè sembrerebbe quasi che dica, ma se uno non è in grado di... no, no, no, attuare il Vangelo vuol dire attuare quella vita con amore secondo quelle che sono le tue caratteristiche. E mi piace che abbiamo affiancato oggi un testo della Lettera ai Romani, che credo che sia di grande consolazione, perché: non siate debitori di nulla, nessuno, se non dell'amore vicendevole. Perché l'amore vicendevole, l'amore reciproco è una mano tesa, è uno sguardo disponibile, è scoprirsi -anche nella propria fragilità- disponibile al bene dell'altro.
Quindi amerai il tuo prossimo come te stesso, ricapitola qualunque comandamento di Dio. E amare il prossimo passa da una cosa molto semplice, che al prossimo non gli giri le spalle ma gli rivolgi il tuo volto. Oggi possiamo contemplare in questo mistero d'amore che stiamo celebrando che il volto di Cristo è un volto che ha affrontato la croce per amore del prossimo.
Allora forse possiamo considerare che Barbara ha gettato delle fondamenta e non è che non ha finito di costruire la torre, come dice il Vangelo, perché ne ha costruite tante nel cuore di tante persone. Lei ha combattuto una battaglia e non è scappata via; ha attivato questa scelta di essere per gli altri in tante altre persone.
Questo potrebbe essere un motivo di preghiera e di gratitudine oggi. Chi vive con intensità anche il breve tratto di vita terrena si capisce che non finisce la sua missione terrena, la continua a condurre, e questa è la nostra fede, anche nella comunione dei Santi, quella che abbiamo appena celebrato anche il primo e il due di novembre, la comunione dei Santi, cioè dopo la nostra fine mortale, la nostra missione non finisce, continua dal cielo e credo che il legame che si è stabilito sulla terra, che prosegue anche dal cielo, dica una grande verità della nostra vita, che neanche la morte può fermare. Ma qui dipende anche dalla disponibilità del cuore di ciascuno di noi perché non sia più una ferita ma sia un segno d'amore, forse una cicatrice, come per dire qui non soltanto ci sei passata tu, tu rimani qui.
Rimani a condurre insieme a me, insieme a noi, un progetto meraviglioso che è la vita che stiamo vivendo, la possibilità di diventare gli uni per gli altri un dono d'amore. Per questo oggi quella torre che il Vangelo dice qualcuno ha iniziato a costruire, anche Barbara ha collaborato a costruirla nella vita di tante persone. Oggi Signore fa che si possa completare in cielo, fa che possa da lì, dal tuo trono, dalla tua gloria, cioè dalla pienezza dell'amore, dare anche consolazione e fiducia a chi in questo momento non vede ancora questa parte ma la crede, la spera.
E forse questi saranno quei messaggeri di pace, sapete termina così la seconda parabola che se uno dice non è in grado cosa fa? Non è in grado di affrontare una guerra? Manda messaggeri di pace, cerca una riconciliazione, cerca una pace perché noi non vogliamo semplicemente soccombere agli eventi della vita, noi chiediamo che ci siano dei messaggeri di pace, questi credo che siano simboleggiati un po' dagli annunci (dagli angeli) gli annunciatori della speranza che anche oggi vogliamo accogliere. Perché la nostra vita ha bisogno di ulteriorità, di non fermarsi semplicemente alle ferite, alle incomprensioni, ai motivi per cui ci avveleniamo, ci rattristiamo, oggi chiediamo al Signore che mandi tanti annunci di bene, forse saranno le parole buone che scorreranno tra di noi ricordando come la presenza di Barbara sia stata un dono. Il dono non finisce perché Dio è fedele, continua ad essere presente, per questo anche noi chiediamo al Signore di essere veramente discepoli rinunciando ai nostri pensieri più egoistici, quello di dire manca a me, ma la vita non è solo per me ma è un invogliarmi, un richiedermi una comunione per fare anch'io della mia vita un dono, così forse saremo veramente testimoni, discepoli di quel Signore che per sé non ha tenuto nulla, è stato tutto dono e anche oggi continua ad esserlo perché come la vita di Barbara, la vita di ciascuno di noi possa diventare un luogo che manifesta l'amore, la sua presenza, il suo essere Signore della vita. Ci conceda il Signore di guardare così con occhi nuovi, cuore nuovo, ciò che prima sembrava essere un disastro, una disfatta, possa essere per noi oggi un luogo di ringraziamento perché il dono continua insieme a Lui.