“Lì le montagne partono dal pack, questo… lenzuolo infinito di ghiaccio alto 1km, spesso, anche di più. E lì vedi queste punte che emergono, e ne vedi una, due, trenta, quaranta, sessanta. Tu puntavi lì il dito ed era una cima nuova come il Cervino. Giravi il dito di mezzo metro, era un altro Cervino. Il futuro dell’alpinismo, e l’hanno già capito, sarà la Groenlandia.”
Mauro Corona non è ancora mai stato nemmeno a Milano quando un amico gli propone di far parte di una spedizione in partenza per la Groenlandia. Una sfida incredibile per un giovane di Erto, ma lui dice di sì. E partono. È l’incontro con una cultura completamente diversa, quella inuit, e con un panorama alieno di ghiaccio e vette, che pure gli sembra stranamente familiare. Persino quando rischia la vita, smarrendosi per giorni sul pack, Corona non prova disperazione: è convinto di riuscire a tornare a casa. Anche se prima di riuscirci gli capiteranno diverse avventure, al punto da ritrovarsi in tenda con i compagni, senza più cibo e con una tormenta che infuria, e a sdrammatizzare dicendosi: “Alla peggio, mi mangio uno di loro”.