La forma segue la funzione, e quella del Bauhaus è stata una linea, una cicatrice nella staticità di quel periodo di pausa tra guerre, quando il sangue smise di macchiare le trincee e ricominciò scorrere nei corpi con ancor più vita.
Il movimento iniziò qui da me, a Weimar emigrò a Dessau, per poi andare a morire appena fuori la capitale, a Bernau, dove venne soffocato dal movimento nazionalsocialista. Anche sulla mappa, queste tre città formano una linea sulla superfice tedesca. Il movimento non può essere dimenticato.
Arrivò il vento dalla Gran Bretagna, dove macchine e tecnologia, tavoli fatti in serie e case operaie invasero i quartieri. Arrivò il vento dell’Arts and Crafts, che voleva contrastare la grigia industrializzazione con artigianato e creatività. Arrivò il vento tra le mie vie, dove un giorno, nel 1919, risvegliò il viso di Walter Gropius.
La forma segue la funzione, questo era uno dei punti cardini della nuova Scuola. C’erano poi la democratizzazione del design, un’estetica minimalista, la sperimentazione di materiali e l’unione delle discipline.
Gropius, Meyer, Kandinsky, progettavano grandi complessi in lunghe notti attorno a un tavolo, fino a quando i gomiti scivolavano dai bordi e le candele si consumavano.
Da me, a Weimar, fecero la prima grande mostra, nel 1923, dove venne presentata la Haus am Horn, la casa modello di Georg Muche. Bianca e bassa, quadrata, nessun corridoio. Minimalista, appunto. Ci furono poi le conferenze di Gropius su arte e tecnica e la musica di Stravinski, cabaret meccanici e il Balletto Triadico. Tutto un fiasco. Persino la casa fu ridicolizzata, osservata con incomprensione e smarrimento di fronte a quello stile così futuristico. La città di Goethe merita di meglio, dicevano.
Nel giro di due anni fecero tutti le valigie e cominciarono a disegnare quella linea lungo il paese, stabilendosi a Dessau. Qui si creò il manifesto del razionalismo architettonico attraverso l’edificio progettato e costruito da Gropius, ancora oggi simbolo inamovibile della geometria del Bauhaus.
A Dessau si susseguirono direttori e il movimento si ampliò, arrivando a contare più di 300 edifici nella città. La Casa dei Maestri, l’Edificio di Gropius e le Case Porticate sono esempi del grande periodo di splendore vissuto là.
C’era poi il giardino, o meglio, il Regno dei Giardini di Dessau-Wörlitz, eccezionale esempio di realizzazione dei principi filosofici dell'Illuminismo. Voluto dal principe inglese Franz von Anhalt-Dessau due secoli prima, a Wörlitz, dove qualche anno dopo si sarebbe costruito l’edificio base del Classicismo tedesco, molti studenti della scuola furono avvistati passeggiare qui, sedersi sul prato tagliato fresco e immaginare linee che unissero le punte degli alberi.
Tornarono poi i nazisti, ancor più forti di prima, e nel ’32 chiusero finanziamenti e porte.
Il direttore del momento, Mies van der Rohe, declinò gli inviti di Lipsia e Magdeburgo per ospitare la Scuola, prediligendo una fabbrica di telefoni abbandonata fuori Berlino. Un’esperienza che non durò molto, anche se lasciò in eredità il grande edificio della ADGB a Bernau, lontano dalla città e la frenesia, dove l’idea era fornire istruzione, svago e uno stile di vita moderno.
Un edificio, questo come molti altri, che viene ancora utilizzato e che risale, insieme a tutti gli altri, alla Haus am Horn qui da me, a Weimar, dove le nuove idee d’architettura presero forma per la prima volta, visibili oggi lungo la linea formata dal Bauhaus al centro del paese, tra me, Dessau e Bernau.
Dessau e Bernau si trovano all’interno dellITINERARIO ATTIVO presente sul sito ufficiale dell'ente turistico tedesco. Consultalo per idee di viaggio alla scoperta dei siti UNESCO della Germania