Il Reno mi ha scavato, ha corso, si è gonfiato e mi ha dato una forma, ingoiando, nel tempo, anche più di un marinaio incauto. Per più di due millenni ho rappresentato una tra le principali vie di scambio in Europa, collegando il nord al sud, Colonia a Friburgo, l'ampia pianura alluvionale dell'Oberrheingraben con il bacino pianeggiante del Basso Reno.
La mia valle, quella superiore del medio fiume, è da sempre crocevia di culture e confini, casa di villaggi vinicoli che si inerpicano tra le sponde e luogo d’ispirazione per generazioni di romantici, dagli artisti del ’700 a quelli moderni.
E proprio un artista, un poeta di quell’epoca passata, Heinrich Heine, s’innamorò di una mia roccia renana, attorno alla quale si creò il mito. Un mito che, a dire il vero, iniziò dell'alchimista Paracelso e dall’ondina della roccia, una ninfa chiamata Loreley che, come la migliore delle sirene, causava naufragi e sciagure; questo finché arrivò il giorno in cui dovette scappare dall’ira umana, che metteva a rischio la sua esistenza; tratta in salvo da un cavallo di schiuma che la portò nelle profondità del fiume, non si fece mai più vedere. Ma si sa, le leggende sono potenti e non si uccidono, anzi, prendono ancor più vita nel momento in cui cessa la loro trama, e così la roccia prese il nome della ninfa, e il poeta tedesco compose le sue strofe, l’opera in cui descriveva come soffre e piange il barcaiolo, e non sa che mal l'opprima, più non vede scogli e rive, fissi gli occhi ha su la cima.
Ma io non mi limito alle leggende, la mia autorità non risiede nell’immaginazione dei poeti o nelle visioni di alchimisti, no, la mia portata si estende dalla Porta di Bingen, dove inizia il canyon in cui s’infila il Reno, attraversa poi i quindici chilometri della valle di Bacharach e raggiunge la chiesa di San Martino a Oberwesel.
I ripidi fianchi che scendono al fiume da mille anni vengono terrazzati di vigneti e splendore, sotto lo sguardo di decine di castelli lungo la via, eretti uno dopo l’altro nel corso degli anni, seguendo le mie curve, e molti di loro sono stati trasformati dalle guerre, rovine che acquistano fascino con lo scorrere del tempo. Drammaticità dell’abbattimento e splendore della natura. Inguaribili romantici passano i pomeriggi a guardare il cielo.
C’è poi un punto, un’area, quella di Bad Hönningen, che è in comune con un altro percorso, un’altra via che attraversa il paese, quasi in orizzontale, e che arriva fino a Ratisbona, stavolta seguendo il Danubio.
La Strada del Limes è fatta di percorsi archeologici, sentieri e sessanta monumenti romani. Tutte queste cose, più o meno, sono lì da sempre, ma solo una trentina d’anni fa, il sindaco di Aalen, l’emerito Ulrich Pfeifle, ebbe l’idea di mettere nero su bianco e dichiarare: sì, c’è un percorso, lo vedo, parte dal Reno, qui vicino a Bad Hönningen, poi ci sono 700 chilometri, lungo lo so, attraversa il Westerwald, il Taunus e il Wetterau. Vedete qui, a sud di Hanau, attraversa le acque del Meno, c’è poi una deviazione attraverso Aschaffenburg e poi via dritti fino a Miltenberg. Il secondo tratto, invece, passa per l'Odenwald, la pianura di Hohenlohe, la Foresta Svevo-Francone, il Giura Svevo e la valle dell'Altmühl, e infine, guarda un po’, raggiunge proprio Ratisbona, sulle rive del Danubio.
Il sindaco vide il percorso e lo rese un tesoro pubblico, e anche là, come qui da me, nella Valle del Reno, il fiume scava e gonfia, ogni tanto abbatte, ma più di tutto crea magia e leggende, scenari spettacoli e visioni che assomigliano a una dolce ninfa che si pettina i capelli biondi in cima delle rocce, lo sguardo ai castelli e a sprovveduti marinai.
La valle superiore del medio Reno si trova all’interno dell'ITINERARIO FAMILY presente sul sito ufficiale dell'ente turistico tedesco. Consultalo per idee di viaggio alla scoperta dei siti UNESCO della Germania