“Chiamatemi Martel”, gracchiava sempre, invece di salutare, mentre si accomodava nel suo angolino del bar, solo, troppo sobrio per aver a che fare con la gente. Diceva di essere un pirata in pensione dalla salsedine marina, ed effettivamente ne aveva l’aria. Era da anni che lo vedevo in una delle mie taverne che affacciavano sulle rive del Danubio, ospite, ormai figlio, adottato da me, Ratisbona, come tanti altri prima di lui.
Una birra dopo l’altra si avvicinava alle persone, lanciando frasi alla ricerca d’appigli, finché, stufo d’aspettare, cominciava con le sue storie ad alta voce.
Iniziava sempre con me, raccontando del periodo del Sacro Romano Impero e di come ne fossi il centro politico, di come venni fondata dai romani, quelli veri, quelli vecchi, e di come fossi un importante snodo commerciale, centrale, maestrale e prolifico per tutte le vie che arrivavano all’Italia, la Boemia, le terre russe e l’oscura Bisanzio. Alla quarta birra elencava i monasteri di St. Emmeram, la Cappella Vecchia, la Porta Praetoria, Niedermünster e St. Jakob, il Ponte di Pietra, la Cattedrale di San Pietro e il municipio tardo gotico, immaginando di rispondere a qualche turista di passaggio che chiedeva cosa visitare. Parlava della Mura di Castra Regina, dove si accampavano le legioni di Marco Aurelio, di come proprio loro, i romani, quelli veri, avessero scelto una posizione strategica, sopra il Danubio, come confine del proprio impero, e di come, oggi, io sia la città medievale meglio conservata della Germania!
Ogni tanto, poi, il pirata cadeva in silenzio, lo sguardo fisso, la mente persa in vecchie avventure, le notti in cella leggendo una vecchia copia di un classico inglese, imparando la lingua.
“Martel, ma tu dove sei nato?”, chiedeva qualcuno, sprovveduto, mentre chi lo conosceva già alzava gli occhi al cielo.
“Non qui a Ratisbona”, rispondeva lui, anche se ormai io lo pensavo davvero come un figlio, da proteggere. A volte anche da sé stesso.
A forza di indovinare il suo luogo di nascita si passava a parlare di Augusta, a ventinove ore di cammino da lì, e sì, lui le aveva fatte tutte, durante quei sei mesi in cui una voce gli impediva di navigare le acque. Gli era piaciuta molto, Augusta, parlava sempre dell’ingegno di quei tipi là, di come avevano creato una città di canali dividendo i tre fiumi, Lech, Wertach e Singold; “Dominano l’acqua quei tipi”, diceva sempre, con mulini e magli e stazioni di pompaggio costruite ancora nel Medioevo. “Un gran centro industrializzato, già”, recitava dandosi qualche aria, “sapete che ha ben 530 ponti? Più di Venezia, esatto”.
Parlava poi dell’acquedotto di Hochablass, pioneristico e di una bellezza grandiosa, e della centrale di Gersthofen, sul Lech, che fu il primo a fornire energia elettrica a livello nazionale. “Sapete che nel “72 la fiamma olimpica venne accesa proprio là?” concludeva, aspirando una pipa ormai morta e cercando di richiamare l’attenzione del barista.
“Martel, quindi sei nato là ad Augusta?” gli chiedevano.
“Mai,” esclamava, una pausa, e poi ululava: “io vengo dai ghiacciai!”.
Sapevo di cosa stesse parlando, erano luoghi lontani da Ratisbona, più distanti ancora di Augusta, vicino alle Alpi Sveve.
Non so se fosse la verità, ma gli piaceva raccontare di essere nato tra quelle capanne, la stessa zona dove, 40000 anni prima, nelle grotte delle valli di Ach e Lone , vicino a Ulm, gli artisti dell’Era Glaciale avevano creato le prime opere d’arte figurativa, insieme a dei flauti in osso e avorio, i più antichi strumenti musicali dell’umanità.
“Io discendo da coloro che hanno scolpito la Venere di Hohle Fels e l’Uomo-Leone dell'Hohlenstein-Stadel!”, esclamava, serrando il pugno e barcollando.
A quel punto il proprietario riusciva ad afferrarlo per il bavero e trascinarlo in un taxi, ficcando una lauta mancia in mano al conducente. Il silenzio, quindi, calava su quella riva del Danubio, i miei cittadini potevano riposare. Ripenso a Martel e all’amore che ha per me, Ratisbona, madrina acquisita, e sorrido, pregando non finisca mai di raccontare le sue storie da pirata, i suoi viaggi, le acque navigate e i chilometri passeggiati.
Ratisbona si trova all'interno dell'ITINERARIO CULTURALE presente sul sito ufficiale dell'ente turistico tedesco. Consultalo per idee di viaggio alla scoperta dei siti UNESCO della Germania