Fino a fine anni ’60, per un afroamericano era normalissimo stirarsi i capelli o coprirli con parrucche più simili possibili ai capelli dei bianchi, era un modo per sentirsi maggiormente accettati, per nascondere se stessi agli altri, per essere meno neri.
Poi però è arrivato Julius Erving, in arte Doctor J. Il doc vola sul parquet, schiaccia saltando dalla linea dei liberi, sfoggia il suo capello afro in segno di libertà dando voce al natural hair movement, tiene la palla come un’arancia grazie a delle falangi evidentemente sproporzionate, ed ha un sorriso contagioso. Doctor J è da solo una rivoluzione culturale, e contrariamente a quello che cantava qualche anno prima il poeta di Harlem Gill Scott Heron in “revolution will not be televised”, questa volta sono tutti sintonizzati davanti ai primi tv color per vederlo cambiare il gioco. I colori che vedono sono quelli della ABA, la lega che negli anni ’70 grazie al suo pallone color bianco/rosso/blu, all’afro ed ai voli di Doctor J, alla gara delle schiacciate e a tante altre cose che oggi sono parte del mondo NBA, fece divertire ed appassionare alla pallacanestro intere generazioni di sportivi in tutto il mondo. Cultura afroamericana e storia sportiva si fondono nel 12° episodio di Better Go Soul, scritto da Luca Mich. All'interno trovano spazio una quote di Malcom X, le voci dei protagonisti e naturalmente moltissima musica anni '70: The Crusaders, Herbie Hancock, Blackbirds, Nina Simone, Al Green, Ohio Players, The Roots, Solange.
Buon ascolto.
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