prof. Giustiniani reports

Books&Museum. Marzo di scrittrici resilienti-la valle del tempo edizioni, Napoli


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Books and Museum, 23 marzo 2025 Marzo di scrittrici resilienti (Pasquale Giustiniani)  
1. Dall’ingegneria ai fenomeni sociali ed economici. Gli ingegneri descrivono la resilienza come una proprietà meccanica, definendola come l'energia assorbita da un corpo, in conseguenza delle deformazioni elastiche. La resilienza non va confusa con la tenacità, che è, invece, l'energia assorbita da un corpo prima della rottura. Tradotto in termini antropici, tanto siamo più tenaci quanto più siamo in grado di sopportare (reagendo) le difficoltà e le fatiche a cui l’esistenza ci sottopone. Il termine di origine ingegneristica, resilienza, ha poi avuto grande fortuna economica e politica, nel momento in cui è stato lanciato, anche in Italia, il PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza –. Esso adatta alla nostra penisola lo strumento o dispositivo, adottato dall'Unione europea, nel quadro del Next Generation EU, ovvero il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and resilience facility – RRF), progettato al fine di affrontare le sfide connesse alla crisi pandemica e al conseguente rallentamento delle economie europee. In sostanza, si ricorre al termine “resilienza”, per indicare un nuovo strumento finanziario, finalizzato a supportare la ripresa negli Stati membri - disciplinato dal Regolamento n. 2021/241/UE - con una dotazione iniziale e continui aggiornamenti. L'Italia, com’è noto, è il Paese che ha ricevuto lo stanziamento maggiore. Un’apposita Tabella, consultabile sul Portale internet (https://temi.camera.it/leg19/pnrr/obiettivitraguardi.html), illustra, per ciascuno dei semestri di attuazione del PNRR, gli importi delle rate semestrali da erogare da parte della Commissione europea, insieme al numero complessivo di traguardi e obiettivi di ciascun semestre, al cui raggiungimento è subordinata l'erogazione della corrispondente rata. In definitiva, si tratta di anticipi di prestiti: dal punto di vista degli stati, ci saranno, infatti, dei pagamenti a seconda del tipo di finanziamento ricevuto. I singoli paesi possono infatti accedere ai fondi attraverso due strumenti finanziari: i prestiti (grants); le sovvenzioni (loans). Mentre il termine ripresa - all’interno dell’acronimo PNRR - vuole evidenziare l’impatto positivo che gli interventi del Piano dovrebbero avere nei prossimi anni dal punto di vista economico e finanziario, sotto forma di maggior benessere sociale, miglior qualità della vita e dei servizi pubblici, maggior competitività delle aziende italiane sui mercati internazionali, il termine resilienza, invece, voleva soprattutto rappresentare l’impegno a reagire agli effetti negativi della pandemia da parte di tutti gli attori coinvolti, quindi da parte dei singoli cittadini, le amministrazioni e gli enti pubblici, il mondo delle imprese, assumendo un atteggiamento positivo, propositivo e proattivo. Il termine è stato esportato in vari ambiti, per significare capacità di reazione di fronte alle crisi. In occasione del Summit della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, del 16 maggio 2024, intitolato “Dalla crisi climatica alla resilienza climatica”, papa Francesco affermò: «La crisi climatica richiede una sinfonia di cooperazione e solidarietà globale. Il lavoro dev’essere sinfonico, armonicamente, tutti insieme. Mediante la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura, rafforziamo quindi la resilienza, in particolare la resilienza alla siccità». Ormai il termine resilienza entrava nel gergo magisteriale come sinonimo di cooperazione, sforzo di reazione comune, solidarietà globale.   2. Donne resilienti nelle pagine de la Valle del Tempo. La tornata di Books and Museum esamina oggi alcuni prodotti letterari e artistici di Autrici di donne; e lo fa esplicitamente nel mese di marzo, anche per ricordare particolarmente la Giornata Nazionale della donna: celebrata per la prima volta il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti per iniziativa del Partito Socialista Americano, si scelse questa data in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che, l'anno prima, avevano rivendicato con forza migliori condizioni di lavoro. I testi di cui oggi parliamo nella tornata domenicale di Books and Museum, raccontano motivi, storie, incentivi femminili e maschili per una reazione meditata di fronte agli effetti negativi dell’esistenza e delle relazioni umane. I racconti brevi di Floriana Coppola[1], finalmente tutti raccolti nel medesimo volume, ci portano fin nel cuore di ciò che chiamiamo inquietudine o perturbazione. Il libro si chiude con dei versi, che parlano di vita che risorge, nonostante tutto: «sul letto sfatto come se fosse un cielo blu cobalto/ io sono viva nel tuo cielo sporco/ nei tuoi occhi come dentro un carcere blu cielo» (p. 201). Chi venera, più che i libri stampati, il popolo che racconta, leggerà con piacere anche le foto e i racconti di Giuliana Molinaro e Antonio Jacopo Molino[2], i quali fanno uscire dall’ingiusto oblio Luigi Molinaro del Chiaro (tra l’altro, amico di Benedetto Croce e Niccolò Tommaseo): «un uomo colto, curioso, amante della tradizione napoletana», che tanto ha «lasciato a Napoli, all’Italia, ai tanti emigrati all’estero che lo apprezzarono soprattutto in America, in Argentina, ecc.» (p.19). I dialoghi, tra versi liberi e parole escluse, di Rita Felerico[3], non senza notevoli referenze fotografiche, raccontano e utilizzano anch’esse il verso per esprimere un sentimento forte di rinascita, reazione e ripresa, che è stato provato nelle celle della Casa circondariale femminile di Pozzuoli. Un sentimento accompagnato da un «appassionato desiderio di reagire alla triste e angosciata sensazione di essere diventata ‘impotente’, nelle scelte e nelle azioni, in una società che ha cancellato ogni parola o sentimento che profumi di umano» (p. 6). Le poesie sparse di Fabiana Frascà[4] esprimono, a loro volta, la convinzione, che fu già di Goethe, che “soltanto costretto entro vincoli il maestro si rivela” (dall’epigrafe iniziale della silloge). Tra le “Ultime”, come cantano alcuni significativi versi, siamo di fronte alla riprova del moto di resilienza che muove l’anima poetica femminile, sicura che l’Umano si manifesta anche in «Chi scioglierà la pace dentro il mondo/ ma verrà fuori senza più conteggi,/ impavido davanti al finimondo» (p. 99). Anche nell’elogio della tela di Penelope[5], la medesima poetessa, in unico interrotto canto, che si evidenziava in frammenti (come scrive nella Prefazione Antonio Spagnuolo), evidenzia il suo intimo, dando voce a una donna resiliente del mito e della narrazione: Penelope, ovvero la donna che raffigura il «tempo intimo e interiore e in qualche modo rappresenta l’eternità del dualismo che governa il mondo… il modus operandi maschile e quello femminile… Eldoradi e Cariddi» (p. 7). Le foto affiancano, a loro volta, le narrazioni dedicate a Pizzofalcone da un folto gruppo di Autrici e Autori, anche proponendo a un abitante del quartiere partenopeo di entrare nelle immagini di Nando Calabrese[6]; frattanto, Diana Pezza Borrelli racconta dei tanti diversi che popolano quelle vie e le nostre strade, auspicando confronti e incroci tra: «“diversi” per cultura, fede e tradizione» (p. 83). Il “romanzo storico” di Valeria Jacobacci entra, e ci fa entrare, nel Cinquecento[7], nell’animo e nel viaggio di Settimia, amica del cardinale Farnese, che nello studio della casa editrice sfoglia pagine “pericolose” e tratteggia dubbi e promesse del cardinale: «Che importa diventare papa? Alessandro se lo chiede passeggiando nei giardini, nei chiostri silenziosi, nella sale affrescate dei Palazzi, facendo spaziare lo sguardo per mari e per monti durante i suoi viaggi» (p. 143). Carla Coppola ci fa compiere, a sua volta, un viaggio nel mondo della disabilità[8], dando forza e speranza «a chi, come lei, è stata vittima della natura… e deve difendere i suoi diritti per non sentirsi emarginata e discriminata o vista con “pietà”» (p. 87). Fosca Pizzaroni raccoglie e rilancia, invece, le donne della Resistenza merdionale. Resistenza, che Hanna Ardendt considerava il suo “tesoro”[9]. In queste pagine, il “partigianato negato”, con uno specifico focus sul territorio di Terra di Lavoro tra il 1927 e il 1945, viene presentato e sottratto alla dimenticanza, non senza l’elenco prezioso (quasi 50 pagine!), che esibiscono i tratti essenziali delle decine e  decine di donne, combattenti e non combattenti, cadute per la lotta di liberazione, sia non riconosciute che riconosciute dalla specifica Commissione operante presso il Consiglio dei ministri (pp. 249-295).   3. Conclusione Guardando a Emily Dickinson, Stella Grillo ha cantato:  Ci abituiamo al buio quando la luce è spenta; dopo che la vicina ha retto il lume che è testimone del suo addio, per un momento ci muoviamo incerti perché la notte ci rimane nuova, ma poi la vista si adatta alla tenebra e affrontiamo la strada a testa alta. Così avviene con tenebre più vaste quelle notti dell'anima..<
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prof. Giustiniani reportsBy Scenari Futuri