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In tempo di guerra non si può agire e pensare come in tempi di pace.
Qui non servono più le idee maturate durante la lunga, ipocrita e sanguinosa “pace occidentale”, ma servono analisi ed idee nuove e soprattutto efficaci, che prendano atto del fatto che gli stati capitalistici si stanno militarizzando verso l’esterno e verso l’interno, e che non possiamo più cavarcela con qualche post su facebook o litigata al bar con l’amico meloniano.
In questo periodo storico, andarsene a giro a ribadire al mondo la propria identità politica è un esercizio del tutto inutile, e anzi un massimo segno di impotenza.
La radicalità di questa fase e la radicalità delle trasformazioni sociali richieste prima che sia troppo tardi, e la guerra capitalista deflagri senza più rimedio, dovrebbe indurci a vivere con una sola domanda fissa in testa:
"Come rimanere fedele ai propri principi di trasformazione radicale del sistema esistente, e al tempo stesso convincere chi la pensa diversamente da noi?"
Ecco, chi è stato maestro in questo, e cioè a pensare politicamente in tempi di guerra e a riuscire a convincere milioni di persone a seguire i propri principi, se pur tra mille compromessi e mediazioni, è sicuramente Vladimir Lenin.
Ci sarebbero mille cose del pensiero di Lenin di cui si potrebbe parlare, ma visto ciò che si sta consumando intorno a noi è soprattutto sul nesso tra guerra e capitalismo e tra guerra e rivoluzione che dobbiamo soffermarci.
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By OttolinaTVIn tempo di guerra non si può agire e pensare come in tempi di pace.
Qui non servono più le idee maturate durante la lunga, ipocrita e sanguinosa “pace occidentale”, ma servono analisi ed idee nuove e soprattutto efficaci, che prendano atto del fatto che gli stati capitalistici si stanno militarizzando verso l’esterno e verso l’interno, e che non possiamo più cavarcela con qualche post su facebook o litigata al bar con l’amico meloniano.
In questo periodo storico, andarsene a giro a ribadire al mondo la propria identità politica è un esercizio del tutto inutile, e anzi un massimo segno di impotenza.
La radicalità di questa fase e la radicalità delle trasformazioni sociali richieste prima che sia troppo tardi, e la guerra capitalista deflagri senza più rimedio, dovrebbe indurci a vivere con una sola domanda fissa in testa:
"Come rimanere fedele ai propri principi di trasformazione radicale del sistema esistente, e al tempo stesso convincere chi la pensa diversamente da noi?"
Ecco, chi è stato maestro in questo, e cioè a pensare politicamente in tempi di guerra e a riuscire a convincere milioni di persone a seguire i propri principi, se pur tra mille compromessi e mediazioni, è sicuramente Vladimir Lenin.
Ci sarebbero mille cose del pensiero di Lenin di cui si potrebbe parlare, ma visto ciò che si sta consumando intorno a noi è soprattutto sul nesso tra guerra e capitalismo e tra guerra e rivoluzione che dobbiamo soffermarci.
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