Forse la proposta è indecente, quella del Vangelo intendo, però vorrei considerarla anche alla luce delle parole che abbiamo ascoltato nella Lettera ai Romani, perché l'intenzione qual è? Non soltanto conoscere la logica di Dio, c'è una logica nel modo di fare, nel modo di parlare e quindi anche nel modo di relazionarsi con noi, perché è come se ti dicesse vorrei dirti ciò che conta davvero. In un certo senso l'invito è come faccio io, fate tutti voi. Cosa trova in noi il Signore? Trova una grande miseria.
Mi piacerebbe come stigmatizzarla così, trova miseria e mette misericordia. Guardate cosa dice San Paolo qui. Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della disobbedienza degli ebrei in questo caso, così anche essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano misericordia.
Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per essere misericordioso verso tutti. Uno potrebbe dire ma siamo disobbedienti perché Dio ci ha fatto i disobbedienti? No, non c'era bisogno. Penso che ve ne siete accorti.
Non è che, faccio un esempio, ciascuno di noi è disobbediente a certe regole perché qualcuno gliele ha imposto. No? Siamo disobbedienti ma senza postrizioni, ci viene abbastanza spontaneo. Allora, la profondità della ricchezza, della sapienza, della conoscenza di Dio insondabili, inaccessibili a noi, ci viene manifestata.
Come? Proprio attraverso la logica del contrario. Proprio il Vangelo ha questa espressione che sembra quasi che abbia imparato dai nostri ricevimenti di matrimoni o di incontri parentali. Quando tu dai un banchetto, chi inviti? I parenti, i ricchi vicini, quelli che ti hanno invitato.
E così dai il contraccambio. E invece lui dice, fai il contrario. Tu invita poveri, storpi, zoppi, ciechi.
E questi non hanno da ricambiarti. Allora, avrei una interpretazione semplice e una un po' più complicata. Ma così, nel dialogo con lo Spirito mi è sembrato di capire così.
Quella più semplice, sono evidenti i tanti poveri che, un po' potremmo imparare dallo stile di Francesco, si è fatto povero quello che aveva la dato. Punto. Però, oltre a questa via, diciamo, evidente e immediata, io continuamente, in mezzo a noi, in mezzo a qualunque consesso umano, vedo poveri, storpi, zoppi, ciechi a motivo della presunzione, dell'orgoglio, della superbia.
E, anziché semplicemente giudicare ed escludere, c'è una via di verità e di misericordia da mettere in pratica che non è detto che faccia piacere, perché è un po' come il disinfettante sulle ferite, però è una via di verità e di misericordia, perché se non viene accolta con correzione, quella crea cancrena e quindi è peggio. Allora, a ciascuno di noi oggi viene proposto questo, perché, come vediamo le povertà economiche e umane di tanti generi, credo che possiamo vedere anche le povertà spirituali e agire non per rabbia, non per stizza, non per reazione, ma per misericordia, secondo l'insegnamento del Signore.