Tutta la nostra storia è indelebilmente segnata dall’evento Cristo. Tutta la nostra liturgia tende, come ad un approdo, ad un culmine, alla scoperta e alla solenne proclamazione della sovranità e regalità del nostro Salvatore e Signore. Così ogni anno concludiamo ed iniziamo l’anno liturgico. Ciò che era stato preannunciato con accenti apocalittici come un personaggio misterioso a lungo atteso e vagheggiato, ora è presente e vivo: ha conquistato il suo trono regale umiliandosi nella carne, scalando un monte e immolandosi per noi sul patibolo della croce. È la conquista del Crocifisso, è la nostra redenzione. Egli aveva affermato che il suo regno non è come quelli del nostro mondo ed infatti egli non ha conquistato poteri umani, non si è dotato di potenza, ma ha conquistato il mondo ed ha affascinato tutti noi a prezzo della sua stessa vita. Una conquista scaturita soltanto dall’amore, dalla misericordia, dalla piena riconciliazione. Alla domanda di Pilato: “Sei tu re?” Gesù risponde: “Tu lo dici; io sono re”. Egli è il testimone della verità perché è venuto a cancellare la menzogna che ci ha indotto al peccato. Egli è la Voce che ristabilisce il nostro dialogo con Dio dopo averlo interrotto nel primo peccato; ora lo invochiamo chiamandolo Padre. Egli è la via che ci riconduce alla casa paterna dopo il nostro vagabondare nei pascoli immondi. Egli è il Re della pace e il Signore dei risorti. La nostra sudditanza è scandita dalla libera e gioiosa adesione al suo Vangelo, da un’incondizionata fedeltà, da una continua e crescente comunione con lui. Dobbiamo soltanto tendere l’orecchio dell’anima alla sua voce, ai suoi preziosi insegnamenti. Questa è la via per affermare la sua regalità e per espandere e far crescere il suo regno. Ci vuole come testimoni anche quando siamo chiamati a pagarne un prezzo alto, anche quando ci potrebbe costare la vita. I martiri non si sono assoggettati alle angherie dei potenti e prepotenti del mondo per proclamare l’indiscutibile primato di Cristo, la sua divina sovranità. Ma lui lo hanno seguito, servito e imitato. Facciamo anche noi lo stesso.