La seconda tappa di Avvento è una tappa che scuote perché Giovanni Battista che è il personaggio un po' centrale in questo brano che abbiamo ascoltato è una persona di quelle difficili, ma non difficili nel senso che dice cose difficili, difficili nel senso che non possiamo addomesticarle, ma non perché sia randagio, perché è libero, cioè ha aderito con tutta la sua vita a quello che il Signore gli ha fatto capire e su questo sento che c'è un dolore esistenziale che dobbiamo smaltire subito, cioè aver ormai depotenziato la forza del Vangelo riducendola un po' ad un bel raccontino. Ce la stiamo raccontando, siamo cristiani? Eh beh certo siamo nati in Italia, come se fosse semplicemente il colore della pelle, l'aria che respiriamo, la cultura culinaria -e su quella siamo un po' più forti rispetto a Giovanni Battista- cioè abbiamo addomesticato il messaggio evangelico riducendolo a che cosa? Guardate che Gesù stesso lo dice in un brano del Vangelo: è venuto Giovanni Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite è un indemoniato! È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve e dite è un mangione, un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli. (Lc 7,33-35) Che sta a significare questo? Che possiamo trovare delle scuse pur di non mettere la nostra vita davanti al Vangelo.
Ma qual è il Vangelo? Perché comincia un po' così, l'invito del Vangelo di oggi, Giovanni predicava nel deserto della Giudea, che forse può essere simile al deserto del nostro cuore in tanti momenti: convertitevi perché, occhio perché qua c'è una buona notizia, il Regno dei Cieli è vicino, siccome è vicino, se ti converti lo vedi e lo riconosci, se non ti converti non ti rendi conto che il Regno dei Celi è vicino. Ma che cos’è sto Regno dei Cieli? C'è qualcuno in grado di darmi una definizione sintetica del regno dei Cieli, così giusto per, ma che cos'è? Dopo lo dice che cos'è, ma per voler essere sintetici è accorgersi dell'amore con cui Dio ama, che si fa così vicino che tu lo puoi accogliere e vivere. Se non viviamo il regno di Dio adesso, sapete come viviamo? Male, male e si vede un pochettino anche dalle nostre facce, dovremmo essere contenti come delle Pasque invece siamo tutti quanti un po' un po' rattristati, un po' scontenti, c'è sempre qualcosa che manca, perché manca l'essenziale.
Cerco di spiegarmi, è stato detto profeticamente nel profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura che dal ceppo di Iesse è nato un virgulto. E' bello che la tradizione prende questo brano non soltanto per dirci i doni dello Spirito, spirito di sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore del Signore, i sette doni dello Spirito Santo, ma dice che questo germoglio spunta da un tronco che sembrava ormai andato, il tronco di Iesse, cos'è il tronco di Iesse? Iesse è il padre di Davide, quindi è una profezia di come dalla stirpe di Davide sta nascendo qualche cosa di nuovo. E perché è così importante? Perché anziché giudicare secondo le apparenze, che è quello che facciamo sempre, dice che viene a portare un nuovo giudizio, tanto che la giustizia che lui porta ci farà cambiare, ecco, la conversione profondamente, per cui il lupo dimorerà insieme all'agnello.
Qualcuno vuole fare l'agnello? Vi fidate? Ma sta parlando di casa nostra, sapete? Perché il lupo e l'agnello spesso sono in casa, vivono insieme e non vivono in pace, questo è il motivo per cui molta gente ha scelto di stare da soli, perché dice meglio da solo che con il lupo, poi forse non si accorge che il lupo è lui o lei. Allora, vi faccio vedere come in questo piccolo brano vengono presentati una serie di animali che per istinto non stanno mai insieme, perché se stanno insieme uno sbrana l'altro, e invece qui viene specificato insieme, insieme, insieme, ma come facciamo a stare insieme? Nella preghiera diciamo: Signore guarda come siamo messi, non sappiamo stare insieme. La risposta in Cristo però ce l'ha data: Accogliete il Regno dei Cieli che si è fatto vicino, accogliete lo Spirito Santo, voi che siete stati battezzati nello Spirito Santo e nel fuoco, traduco: l'amore che c'è tra il Padre e il Figlio, che è un fuoco che accende, riscalda, illumina, trasforma, brucia quello che non serve e rimane l'essenziale, l'oro è purificato nel fuoco. Bene, quello puoi averlo dentro di te, che vada a consumare ciò che ti preclude di accogliere l'altro come il Signore lo accoglie. Chiaramente sto parlando degli altri e non di voi, né di me, assolutamente. Parliamo sempre degli altri perché è più facile. Se lo vediamo negli altri chiediamo un aiuto a quegli altri che magari ci aiutano a vederlo anche noi, perché forse riguarda anche casa nostra. Sì, perché l'insieme di cui parla è veramente frutto dello Spirito Santo, frutto di una conversione in cui non sono più io il centro del mondo, almeno non più io da solo, ma io con te. Questo sarà il nome di Dio, l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Allora, visto che rischiamo di passare tutta la parte attiva della nostra vita rincorrendo un qualche tipo di successo, soldi, riconoscimento, tutta la vita attiva quando abbiamo delle energie, poi andiamo in pensione e uno dice adesso mi sfruttano gli altri perché hanno bisogno loro, uno rischia di non accorgersi mai del dono immenso che ha avuto tutta la vita ma l'ha lasciato da parte, perché aveva delle cose urgenti e necessarie, fondamentali, che dopo un attimo ti guardi e dici ma erano veramente fondamentali? Oppure?
Allora, Giovanni Battista, grazie di essere passato di qui oggi a dirci qualcosa. Dacci una mano, non a vestirci come te, grazie, quello lo lasciamo a te, almeno fuori, ma a rivestirci dentro di quella parola che fa unità e verità, che riesce a tenere insieme gli opposti perché non sono più opposti ma sono fratelli e camminano nella diversità ma sempre nell'unità. Giovanni Battista, hai annunciato la conversione ma io non vedo dove girarmi, aiutami ad ascoltare come ascolti tu, così da non mettere me stesso al centro, aiutami a sentire che non è Dio che mette la scure sulle radici per abbattere, ma è il mio egoismo, è il mio orgoglio, ma tutto viene trasformato nel momento in cui metto da parte l'esteriorità e scelgo l'essenziale, come hai fatto tu, perché il Signore non soltanto parli nel deserto del mio cuore ma ci riunisca in qualunque deserto rendendolo un paradiso, luogo di comunione con Dio e tra di noi.