Santi: dalla tribolazione alla vittoria

Domenica 23-11-25 Cristo è Re perché non ci lascia soli quando tutto sembra buio ci dice la frase che cambia tutto: “Oggi tu con me"


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La festa di Cristo Re ha bisogno di una chiarezza, anzi di una serie di chiarezze, perché a volte abbiamo delle percezioni che sono molto mondane, ma non hanno a che fare con quello che in Cristo ci è stato fatto conoscere, quindi con quello che Dio ci ha fatto conoscere. Allora, pensiero comune riguardo al Re potrebbe essere questo, è uno che fa quello che vuole, è forte, è lui che si impone nelle situazioni della vita, regna perché ha il potere. Quindi chi desideri come Re? Uno che mi fa partecipare alla sua vittoria, alla sua potenza.
E guardate che un po' in questa linea abbiamo ascoltato la prima lettura dove il secondo libro di Samuele ci ha fatto vedere come vanno da lui a Ebron per dire, non soltanto di suggerire, vieni e si Re anche nostro, sei tu che conduci, riconduci, sei tu che guidi, sei tu che sei forte e che puoi guidare la nostra vita, questo chiede il popolo. Quindi la richiesta è dire abbiamo bisogno di un Re, tu stai incarnando quello che noi desideriamo e per 33 anni dopo sarà Re anche del popolo (oltre che) di Giuda e di Gerusalemme. Complessivamente 40 anni, un lungo regno, ma che cosa è successo in quegli anni? Questo è soltanto una figura che però ci dice come umanamente possiamo sentire e porci nel rapporto anche con il potere.
Ma mi sembra che la scelta del vincente è una scelta che ci galvanizza. Ma allora che c'entra Gesù che non si è mai posto né imposto come un Re, anzi quando volevano farlo Re è scappato via. Dopo la moltiplicazione dei pani nel capitolo 6 di Giovanni si parla di come dopo aver dato i pani per tanta gente lo volevano andare a prenderlo per farlo Re e lui si allontana.
Quindi non cerca un regno del genere, anzi il Vangelo ce lo fa vedere estremamente debole, insultato, dileggiato. Ci fa vedere che il popolo non dice nulla, il popolo era quello che lo seguiva perché aveva visto tanti segni, i capi come sempre succede nel momento in cui ti senti forte su un debole spadroneggiano su di lui insulti di tutti i tipi. E c'è una costante, se tu sei salva te stesso, perché umanamente funziona così, se tu sei capace di fare qualche cosa fallo.
E penso quante tentazioni anche la nostra vita ha riguardo a Gesù per questo motivo, cioè ti capita qualche cosa e la preghiera che in quel momento ti viene è: Signore perché non mi salvi da questo? Tu che puoi? Allora forse sarà un suggerimento sconveniente però vorrei ascoltare quello che dice uno dei malfattori sulla croce. Di un malfattore non c'è mai da fidarsi, se tu sai che uno è bugiardo e imbroglione di professione come fai a fidarti? E qui ce n'è uno sulla croce, Sant'Agostino dice che è stato capace di rubarsi anche il paradiso, è stato veramente bravo. Ma che cosa dice quest'uomo? Dice semplicemente una cosa dopo aver riconosciuto che loro sono lì per quello che hanno fatto, ma Gesù no, e chiede soltanto una cosa.
Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo regno, ricordati di me. Che cosa significa questo? Sta chiedendo a Gesù di avere un rapporto con lui, una relazione con lui che supera quel momento. Sì, perché che cosa ci dice la nostra fede? Che veramente il Signore è il Signore, perché è il Signore sempre, di tutti i tempi, di tutti i momenti.
E quindi, nei momenti di prova, il nostro invocare la presenza del Signore nella nostra vita, e mi verrebbe da dire speriamo, conforme anche a tutti gli altri momenti, noi chiediamo soltanto di stare in relazione con Lui, proprio perché siamo in rapporto con Lui, riusciremo a superare quella prova. E questa richiesta, provate a guardare bene il Vangelo, Gesù non ha risposto a nessun altro, a nessuno ha risposto, tranne che a quest'uomo. Che mi verrebbe da dire: ricordiamoci di questo, perché forse questo può aiutarci a capire come stare in rapporto con il Signore, sapendo che poi ci risponde.
Perché non so a voi, a me interessa che il Signore stia in relazione e che mi salvi come sa salvare Lui, a me interessa. E la risposta non è vaga. Oggi con me sarai in Paradiso.
Non se fai il bravo, se ti converti, non dopo un lungo cammino di catechesi che facciamo, adesso la facciamo, siamo sulla croce, già che la facciamo. Oggi con me. Cos'è la salvezza? Provate un attimo a fare forse una carrellata di come abbiamo vissuto quest'anno la nostra relazione con il Signore.
Siamo all'ultima domenica dell'anno liturgico, domenica prossima inizieremo l'Avvento. Cioè, ci vogliamo disporre ad accogliere il Signore che viene. Ma perché non sia un girare, varrebbe da dire, quasi a vuoto, senza senso, ma sì tanto l'anno liturgico lo riprendiamo, è lo stesso tutti gli anni. No, no, è una nuova opportunità per sentire che Lui è il Signore della mia vita e il mio Salvatore. Allora, forse qui ci possiamo mettere veramente in gioco.
Lui vuole la relazione con me, ma io voglio la relazione con Lui? O voglio soltanto, nei momenti di bisogno, dirgli qualche cosa perché mi risolva il problema? Perché questa è la cosa che hanno detto tutti gli altri.
E che forse ci sembra la preghiera opportuna da fare. Se ho bisogno gli chiedo, se non ho bisogno faccio io. Il Signore risponde, non soltanto il ricordo, tu oggi con me.
Questa è la comunione. Cerchiamo di vivere questa comunione, semplicemente. E forse è per questo che nella seconda lettura abbiamo ascoltato un inno bellissimo in cui San Paolo ci invita a ringraziare il Padre. Perché? Perché nel suo Figlio ci libera dal potere delle tenebre.
Così capiamo meglio che cosa sono queste tenebre. Quelle condizioni di buio della nostra vita. Lo smarrimento esistenziale, detto in un modo un po' più complicato. Ma il buio della vita, siccome non sappiamo, allora ci creiamo le nostre zone di confort, le nostre certezze umane, e poi chissà. Poi vediamo. Invece Lui ci libera dalle tenebre, come? ci trasferisce nel regno del suo Figlio amato, nel momento in cui desideriamo il rapporto con Lui.
Come? E lo dice chiaramente, attraverso la redenzione, il perdono dei peccati. Che cos'è questa invocazione di salvezza? Perché, vedete, Gesù sulla croce non si salva da solo. Perché nessuno di noi può salvarsi da solo.
Ma noi a questo ci crediamo? Perché in fondo in fondo noi gli chiediamo una mano per salvarci. Cioè io mi salvo, io voglio salvarmi. Dammi una mano a fare quello che voglio io. Questa vi sembra una preghiera cristiana? Allora, se è vero che è Lui il Salvatore, è che non ci salva semplicemente togliendoci dalla croce, ma ci salva a volte stando insieme a noi sulla croce. Tra parentesi direi, ma io Signore non volevo questa salvezza, ne volevo un'altra. Ma tu sai qual è il bene per te? A volte noi non lo sappiamo qual è il bene per noi. Anzi, mi permetto di dire che normalmente non sappiamo cos'è il bene per noi.
Ecco l'atto di fiducia. Ecco la regalità alla quale il Signore ci sta chiamando ad essere partecipi attraverso la persona di Gesù. Per cui oggi rinnoviamo questa certezza che non soltanto Lui vuole ricordarsi di noi, ma vuole stare con noi, vuole essere insieme a noi.
E il Dio con noi è Lui il capo di questo corpo, di cui dice San Paolo, c'è una salvezza, una redenzione che si sta realizzando. Allora, siccome a volte ci consideriamo molto buoni e quasi aspettiamo che il Signore ce lo dica che siamo buoni, forse questa è un'occasione ottima per riscoprirci semplicemente dei condannati a morte come quelli di tutti i tempi e di tutti i luoghi, quelli che sono nella storia di passaggio, che succedono delle cose che non considerano, non si aspettano, non vogliono, ma imparano ad alzare lo sguardo e a rendersi conto di essere preziosi ai Suoi occhi. E allora anche a noi oggi il Signore ci dice: oggi con me sarai in Paradiso, perché il Paradiso non comincia dopo la morte biologica, ma dopo la morte al peccato, dopo la morte di quell'io che vuole fare il re di questo mondo.
In quel momento inizia una signoria nuova, quella della comunione, a cui il Signore ci invita con Lui e tra di Noi.
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Santi: dalla tribolazione alla vittoriaBy Stefano Savoia