Benvenuti a indizi di futuro. Oggi è Lunedì 26 aprile 2021,
Io sono Roberto e in questo episodio vi parlerò di Draghi, di un baratro e dei soliti punti chiave.
Non siate gelosi e inviate il link del podcast ai vostri amici, perché conoscere un po’ di futuro fa comodo a tutti, ma soprattutto è molto più facile fermare qualche battito di farfalla oggi che un uragano domani.
Oggi è la giornata mondiale della proprietà intellettuale e se nella vostra rubrica telefonica c’è qualcuno che si chiama Anacleto, bene è giunto il momento di fargli gli auguri perché è uno dei santi del giorno.
Dunque, Draghi, il presidente del Consiglio del Governo Italiano ha dovuto affrontare Ursula Geltrude von der Leyen, il Presidente della Commissione Europea, oggetto del contendere le rassicurazioni riguardo all’intervento delle riforme a contrastare alcune annosa problematiche che ci perseguitano da decenni, ovvero il lavoro nero, la riforma della giustizia, le semplificazioni delle procedure, la concorrenza e le liberalizzazioni.
Nulla di nuovo, se non per il fatto che erano problemi italiani e ora pare siano problemi europei, e dati gli oltre 200 miliardi che andremo a spendere per attuare le riforme, e dato che questi arrivano dall’Europa, qualcosa mi fa pensare che tutti coloro che hanno prosperato nelle pieghe della scarsa nostra capacità di attuare queste necessarie riforme, dovranno aspettarsi tempi duri, perché se accetti i denari, accetti anche di svolgere un certo compito, e mi pare che la pandemia non ci abbia concesso possibilità di scelta.
Da una parte c’è il baratro e quindi la direzione mi fare obbligata, a meno che, parafrasando una vignetta dell’arguto Griwot, non si pensi che da una parte c’è un baratro e dall’altra anche.
I temi nodali del Piano nazionale di resistenza e di resilienza sono incentrati sulla transizione energetica, la modernizzazione ovvero la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica, la cultura, e così via, direi che l’elenco è sempre lo stesso non cambiano i punti chiavi, cambiano soltanto coloro che li elencano.
Ci salverà lo spread, ovvero il differenziale di rendimento dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi? Oppure sarà un possibile default a portarci fuori da un guado che dura da decenni?
Insomma come nei migliori thriller in cui i malviventi paiono imprendibili e d’un tratto appare una traccia capace di mettere in chiaro trame altrimenti oscure, bisogna seguire i soldi. Lo abbiamo ben compreso che non c’è nessun lavoratore del nord Europa disposto a pagare i nostri baby pensionati, i ciechi che guidano il bus, gli sprechi causati da processi senza fine, e tutte le piaghe, direi da decubito, che ci affliggono.
Comunque anche oggi abbiamo trovato qualche indizio di futuro.
A domani.