A cura di Paolo Sergio
La Banca d'Italia ha Pubblicato ieri il Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici relativo all'anno 2021.
Nel rapporto si evidenzia come i rischi derivanti dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità, dal degrado delle condizioni sociali e dalla qualità della gestione delle imprese – i cosiddetti rischi ambientali, sociali e di governo societario (ESG) – influiscono sulla crescita effettiva e potenziale dell’economia.
A livello globale, in particolare, è aumentata l’attenzione degli investitori per i fattori ESG: sulla base dell’indagine del 2022 del World Economic Forum, i profili ambientali e di sostenibilità figurano tra le categorie di rischio più rilevanti, in termini sia di probabilità sia di severità degli impatti potenziali.
Nel 2020 gli investimenti finanziari sostenibili, che costituivano circa il 36 per cento degli attivi globali in gestione, avevano raggiunto 35,3 trilioni di dollari, un valore più che doppio rispetto a quello del 2016.
Dal 2019 la Banca d’Italia ha iniziato a utilizzare criteri ESG nella gestione dei propri portafogli non di politica monetaria.
Il Rapporto dedica un capitolo a ciascuno dei quattro profili: (a) i meccanismi di governo; (b) la strategia; (c) la gestione dei rischi; (d) gli indicatori e i risultati.
In particolare l'esame degli indicatori e dei risultati mostra i progressi compiuti dalla Banca negli ultimi anni.
Ebbene, per il portafoglio azionario gestito internamente (pari a 16 miliardi di euro e corrispondente a oltre il 90 per cento degli investimenti in titoli privati dell'Istituto), l'impronta carbonica è diminuita del 60 per cento rispetto al 2018 ‒ anno precedente l'avvio della strategia di investimento sostenibile ‒ ed è inferiore del 37 per cento rispetto all'indice di mercato preso come riferimento.
Sono migliori dell'indice anche l'intensità carbonica (-24 per cento), gli usi di energia elettrica (-21 per cento), di acqua (-14 per cento) e la produzione di rifiuti (-28 per cento).
Relativamente agli indicatori sociali, la quota di donne impiegate è maggiore di 7 punti percentuali rispetto al benchmark e il tasso di infortuni è inferiore del 9 per cento.