ADONAJ – ELOHIM – JHWH
Ogni cosa sia visibile sia invisibile, ha un nome: animali, piante, oggetti, angeli, sentimenti, ecc. Il nome serve a identificare e distinguere una cosa rispetto ad un’altra. Non a caso, Cristo diede il nome «giorno» alla luce, mentre chiamò notte le tenebre. Anche l’uomo diede i nomi agli animali. Nulla di strano, quindi, che anche l’Essere Supremo, il Creatore, abbia un nome. Nella Bibbia ebraica, i nomi più comuni per definire il Creatore, colui che si è rivelato a Mosè e ai profeti, sono:
- Adonaj, che ricorre circa 600 volte.
- Elohim, che ricorre circa 2500 volte.
- JHWH, che ricorre circa 6700 volte (se si considera anche la forma abbreviata Jh).
Queste novemila citazioni di nomi hanno un loro significato. Generalmente essi sono considerati sinonimi, ma questo è un errore, dichiarato anche nel Dizionario Biblico, edito GBU, Marzo 2008, pag. 448, «essi non sono sinonimi perché JHWH è un nome proprio, il nome di una persona.» In effetti, questi nomi hanno delle rispettive peculiarità. I traduttori della Bibbia rendono questi tre nomi del Creatore in vari modi. Per questo studio, useremo la versione della Nuova Diodati (Revisione 1991), che ci sembra la più appropriata. In effetti, essa ha reso:
I NOMI DI DIO
- Adonaj, con Signore,
- Elohim, con Dio,
- JHWH, con Eterno.
Citiamo altre due traduzioni, che fanno questo tipo di distinzione: la versione riveduta in testo originale del dott. Giovanni Luzzi e quella di mons. Salvatore Garofalo. Dove nel testo si trova il Tetragramma, la versione Luzzi traduce Eterno; mentre il Garofalo traduce Jahvé. Le citeremo, di tanto in tanto. Questa distinzione dei nomi è da tenere in seria considerazione, perché se la rivelazione di Dio fa questa distinzione, significa che ci sono differenze da cogliere.