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In questo episodio dissacrante e senza peli sulla lingua, Andre affronta il Pride da una prospettiva neuro-socio-provocatoria.
Si parte dalle rivolte di Stonewall per arrivare all’orgia contemporanea di glitter, marketing e hashtag, passando per le neuroscienze dell’orgoglio, la spettacolarizzazione del corpo queer e la domanda che puntualmente ritorna ogni anno: serve ancora il Pride?
Una riflessione ironica ma feroce su visibilità, sessualità, ipocrisie e contraddizioni di un evento che è diventato simbolo, ma anche show. Se pensi che il Pride sia solo una sfilata in mutande, forse è il caso che tu ascolti questa puntata.
E se invece ne sei parte, è il momento di riprendersi il senso politico di ogni carro, di ogni bacio, di ogni disturbo al decoro pubblico.
By Andreas AcerantiIn questo episodio dissacrante e senza peli sulla lingua, Andre affronta il Pride da una prospettiva neuro-socio-provocatoria.
Si parte dalle rivolte di Stonewall per arrivare all’orgia contemporanea di glitter, marketing e hashtag, passando per le neuroscienze dell’orgoglio, la spettacolarizzazione del corpo queer e la domanda che puntualmente ritorna ogni anno: serve ancora il Pride?
Una riflessione ironica ma feroce su visibilità, sessualità, ipocrisie e contraddizioni di un evento che è diventato simbolo, ma anche show. Se pensi che il Pride sia solo una sfilata in mutande, forse è il caso che tu ascolti questa puntata.
E se invece ne sei parte, è il momento di riprendersi il senso politico di ogni carro, di ogni bacio, di ogni disturbo al decoro pubblico.