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FATIMA SARNICOLA


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FATIMA SARNICOLA

Mi chiamo Fatima Sarnicola, sono nata il primo novembre del 1998 a Kursenai in Lituania. La mia vita è
iniziata con la sola presenza della mia madre biologica con cui ho vissuto fino all’età dei due anni. Il
mio papà biologico non l’ho mai conosciuto. Vivevamo in una casa malandata. Era piccola, fredda e
non idonea per crescere dei figli. La mia mamma biologica aveva dato alla luce altri fratelli e sorelle,
successivamente dati in stato di abbandono e alcuni adottati. Purtroppo, non aveva le risorse per
poterci crescere. Si dava spesso alla prostituzione per guadagnare qualche soldo e mantenersi. All’età
dei due anni però fui notata dalla vicina di casa, con lei che segnalò il mio stato. Spesso rimanevo sola
a casa, e a darmi da mangiare e coccole era la stessa vicina. Da lì la mia vita cambia. Vengo data
ufficialmente in stato di abbandono e portata in un brefotrofio, ovvero orfanotrofio per bambini
neonati fino all’età dei 4-5 anni. Successivamente vengo spostata in un orfanotrofio, struttura più
grande che accoglieva bambini dai 5 anni fino ai 17. Il mio era abbastanza ampio e fui messa in
camera con ragazze di 13 fino ai 17 anni. Eravamo in 4. La situazione è stata da subito difficile poiché
dovevo in qualche modo difendermi e integrarmi in un contesto difficile. Non stando con le mie
coetanee, ho dovuto cercare il modo per farmi volere bene ma non ci sono mai riuscita. Sono stata
vittima di bullismo da subito fino alla mia adozione ufficiale nel novembre 2006 da una famiglia
italiana di origine agropolese. Le tutrici erano altrettanto poco affettuose. Spesso mi picchiavano con
un bastone di legno sulla schiena e mani, mi isolavano dagli altri bambini, mi davano dei tranquillanti,
ma non solo a me, anche ad altri bambini per farci dormire. Non ho ricordi del gioco, ma piuttosto di
momenti difficili e di speranza. Passavo le mie giornate ad osservare fuori dalla finestra e a guardare
come gli altri bambini più piccoli venivano adottati mentre io no. Venivo descritta dalla direttrice come
una bambina con complicazioni. In realtà desideravo solo ricevere affetto e un posto da chiamare
casa. Spesso scappavo dall’orfanotrofio, andavo a scuola con altri bambini attraversando un bosco
all’alba, amavo l’atletica, la musica e i colori. Mi piaceva colorare, ballare e correre. Avevo inoltre la
possibilità di uscire dall’orfanotrofio. La mia mamma biologica aveva una sorella che aveva adottato
una mia sorellastra più grande, e spesso mi veniva a prendere. Passavo qualche settimana con loro,
esplorando la natura, pattinando sul ghiaccio in inverno, giocando con altri bambini di Skaciai, una
piccola provincia di Kursenai. La casa distava poco dall’orfanotrofio. Una volta facemmo anche una
gita per andare a Palanga, li aiutavo nei campi a raccogliere il raccolto, a mungere le mucche, e a
portare i barili di latte a piedi. Provavo una gioia infinita nell’addormentarmi sul fienile che stava nel
garage, molte volte ci dormivo anche di notte. Amavo e amo tutt’ora gli animali. I miei parenti avevano
le galline, gattini e cagnolini. Purtroppo, l’atmosfera felice si interruppe con una violenza fisica all’età
dei 5 anni. La mia sorellastra, a insaputa degli zii, mi fece entrare in una stanza con più di una
presenza maschile. Sfortunatamente la mia mente ricorda questo atto. Dopo questo evento, evitavo di
ritornare presso la loro casa e l’orfanotrofio lo vedevo come una protezione da loro. Dopo un paio di
anni venni a sapere che avevo una sorellina biologica che era nata da poco, andai addirittura
nell’ospedale per incontrarla ed era piccolissima. Ricordo i suoi occhioni azzurri. Desiderai di crescere
con lei e il destino dopo due anni dal nostro primo incontro ci ha unite con l’adozione. Siamo state
adottate insieme nel 2006 da una famiglia italiana. Lei si trovava a Siauliai, a 30 minuti da me. Era in un
brefotrofio e aveva 2 anni mentre io 8 nel momento dell’adozione. La mia vita e quella di mia sorella
cambiarono subito. Dopo aver trascorso i due mesi di prova con la nuova famiglia, i giudici
consentirono l’adozione e partimmo per l’Italia. Ammetto che non mi hanno mai fatta sentire come
una figlia adottiva, è come se fossi nata dalla loro pancia nel momento dell’adozione. Anche il nuovo
nome, Fatima, non mi ha spaventata. L’ho amato da subito. Prima mi chiamavo Milyvde mentre mia
sorella Meile, che in lituano significa amore. Le difficoltà riscontrate nella post adozione sono state
legate alla scuola, dove sono stata bullizzata dagli altri bambini perché ero bionda, mi chiamavano
testa bianca, e cercavano di capire chi ero, ma io mi limitavo a rispondere che ero bionda perché lo
era stato papà da piccolo. Non volevo parlare della mia storia. Questa situazione durò fino alla
maturità, più volte sono stata etichettata come l’adottata, una figlia falsa, con genitori falsi. La mia
storia di adozione girò tra le classi negli anni e trovare qualcuno sincero ed empatico, era quasi
impossibile. A scuola gli insegnanti non mi proteggevano, anzi una volta mi fecero leggere il libro di
Oliver Twist solo perché parlava di abbandono e io potevo capirlo. Mi sono sentita al centro
dell’attenzione e quindi a proteggere la mia storia, il mio passato. Una volta diplomata, ho scelto di
studiare scienze biologiche e ora ho quasi terminato questo percorso. Sono stata anche collaboratrice
scientifica in un progetto oncologico di cui vado molto fiera. Lo studio mi ha dato tanta autostima in
me e questo mi ha portato ad essere forte ulteriormente. Grazie, inoltre, al lavoro grandioso dei miei
genitori, sono riuscita a superare i miei numerosi traumi e ad essere felice. Così, nell’anno 2021, ho
iniziato su TikTok a raccontare la mia storia, ma più volte ho interrotto per via delle critiche pesanti. Ho
ripreso seriamente nel 2022 inizio 2023, e da lì è cambiato tutto. Grazie ai social ho conosciuto altri
ragazzi adottati e ho creato un gruppo Telegram per unirci. Attualmente siamo in 140 ragazzi e
raccontiamo il nostro passato, ci diamo supporto e parliamo della nostra vita quotidiana tutti i giorni.
Ascoltando le loro storie, leggendo i commenti delle persone sotto i miei video, avevo capito che
dovevo fare di più affinché nessun ragazzo si sentisse escluso, sbagliato, diverso perché adottato.
Così nell’aprile 2023 creai il mio primo podcast, ovvero storie di adozioni, il primo podcast italiano a
narrare storie vere di adozioni nazionali ed internazionali. Le domande diventavano sempre più grandi
delle persone così decisi di creare un qualcosa di pioneristico in Italia. La mia missione è
sensibilizzare, educare e fare cultura dell’adozione, non solo per raccontare le sfide dei ragazzi
adottati ma anche dei genitori adottivi. Così nasce Adoptlife.info, ovvero il primo giornale italiano
sull’adozione. Nell’estate 2023, in tre mesi ho creato grazie a degli annunci sui miei social un team di
professionisti nel campo dell’adozione e nell’ottobre 2023 il progetto è ufficialmente partito.
Insegnando l’adozione, l’affido, diamo notizie nazionali ed internazionali sull’adozione e affido,
affrontiamo l’adozione in vari campi: psicologico, legale, mondo dello spettacolo, storie. Diamo
consulenze alle coppie che desiderano conoscere il percorso iter dell’adozione e siamo un punto di
riferimento per molte famiglie adottive. Insegniamo loro ogni giorno, senza pause, come creare un
legame tra genitore e figlio. Mensilmente rilasciamo anche una nostra rivista che esce ogni 22 del
mese, un lavoro che portiamo avanti. Io non sono solo la fondatrice ma anche la CEO del giornale. Il
desiderio è quello di combattere anche i pregiudizi che ci sono riguardo l’adozione e l’affido ma anche
educare i più piccoli al rispetto dei ragazzi adottati. In futuro sono sicura che creerò altri progetti nel
campo dell’adozione e nella ricerca. Desidero aiutare i bambini e vedere felici le famiglie. Da qualche
mese, ho creato un gruppo telegram per genitori adottivi unendo più di 60 anime che hanno adottato
ed altre in attesa dell’idoneità.
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T.O.P. - talk di origine protettaBy Nicola Bustreo