Se il pubblico dovesse chiedere di concentrare questi 18 minuti immondi in un unico termine che riesca anche a dare una visione ideale dell'argomento trattato, sarebbe del tutto ottimale scegliere: 'tempesta di pensieri'; un tornado dalla letalità di eguale portata dei raggi Γ venuti fuori dopo la disastrosa esplosione del reattore 4 della centrale nucleare di Černobyl', complessivamente il riassunto di un'opera malriuscita riguardante quelle che sono le fobie più singolari che affliggono una copiosa percentuale di una razza ormai prossima all'estinzione. Voi, uditori, sarete vittima di un difficile dialogo non fruibile, costellato di errori grammaticali e genetici (quali i due stessi portatori di sapere non richiesto) che renderanno la vostra esistenza di durata paragonabile alla velocità con cui la stessa grafite presente all'interno del marchingegno ucraino sopracitato (per di più costruito malamente) si riversò sull'allora ridente cittadina di Прип'ять (traslitterato: Pryp'jať).

Siete davvero sicuri di condannarvi a tale scempio?