Borghi Fantastici - MITUR

Gaeta (LT) - La leggenda della Montagna Spaccata


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Gaeta è un borgo dalle origini antichissime e sorge su una penisola che si estende nell’omonimo Golfo. Il borgo vecchio di Gaeta risale all’epoca medioevale. Dal lungomare, ci si inoltra in un dedalo di vicoli e scalinate, su cui affacciano le vecchie case dei pescatori, le botteghe dal sapore d’un tempo lontano, insieme alle Chiese riccamente decorate, campanili in stile arabo-normanno, torri cilindriche e il maestoso Castello Angioino Aragonese che domina dall’alto il panorama sul mare. Ed è proprio di fronte all’intenso colore turchese dell’acqua che Gaeta rivela bellezze naturali, capaci di suscitare stupore e mistero.
Il Monte Orlando è l’estrema propaggine della penisola su cui è adagiato il borgo. Il monte si getta in mare con una spettacolare falesia e presenta grotte e crepacci suggestivi, come quelli della cosiddetta “Montagna Spaccata”. Si tratta di tre profonde fenditure, le quali tagliano la roccia in tutta la sua altezza e generano storie suggestive.
Narra la leggenda che tali fenditure si formarono nel momento esatto in cui Cristo morì. Il dolore del mondo fu così intenso, che il terremoto di Gerusalemme scosse il mare e l’acqua trafisse la montagna, spaccando il promontorio in tre punti. Una scalinata, che parte dal Santuario della Santissima Trinità, consente di inoltrarsi nelle viscere della montagna spaccata. Lungo la scalinata, si percorre anche una sorta di Via Crucis incisa nella roccia, mentre si ammira dall’interno la fenditura più profonda. Le magie e i misteri del luogo proseguono poi scendendo gli scalini verso il mare. Ad un tratto, infatti, si incontra la misteriosa Mano del Turco. Sono i segni, impressi nella parete, che nascondono un’altra storia. Si narra, che un turco giunto lungo la costa si inoltrò nella spaccatura del promontorio. Il turco non credeva affatto alla storia della montagna legata alla morte di Gesù ma, quando appoggiò una mano sulla roccia, quella diventò morbida come burro. Le dita del turco affondarono miracolosamente nella parete e lasciarono così la loro impronta. Essa è ancora visibile, dunque a tutti è concesso ora di infilare le proprie cinque dita nella roccia. Accanto all’impronta del turco è presente una lapida con una scritta in latino che recita così: "Un incredulo si rifiutò di credere a ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita”.
Scendendo ancora più in basso, lungo la fenditura, si incontra il Letto di San Filippo Neri, un giaciglio in pietra su cui Filippo Neri amava ritirarsi in preghiera. Nel 1400, un macigno si staccò dalla cima e si incastrò tra le pareti di roccia, lì ora sorge la Cappella del Crocifisso.
L’esplorazione della Montagna Spaccata prosegue poi con la Grotta dei Turchi, uno spettacolare antro in cui i saraceni usavano ripararsi con le loro navi.
Storia, arte e mistero fanno di Gaeta un luogo magico, in cui anche la natura crea effetti leggendari, nell’incontro estremo e imprevedibile tra il mare e il monte.
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