Davanti alla evidente piccolezza, spesso pensiamo di essere perdenti. Allora vorrei considerare un attimo i ribaltamenti di cui oggi si parla. Giovanni, il più grande, tra i nati da donna; il più piccolo però nel Regno dei Cieli, è più grande di lui.
Quali sono le misure da considerare? Allora partirei proprio dal testo del profeta Isaia che abbiamo ascoltato, dove l'invito è a non temere vermiciattolo di Giacobbe. Tu che sei una cosa così piccola. Pensate ad un bruchino nella mela. Non temere che tu sei così piccolo, insignificante, anzi considerato qualcosa da eliminare. Perché ai miei occhi sei prezioso. Questo ribaltamento lo consideriamo mai? Perché spesso il guardare e il considerare le cose secondo quello che pensano gli altri, tant'è che ci interessa molto il giudizio degli altri, e sembra quasi che una persona valga per quello che gli altri dicono. Se poi considerate questo nel mondo social oggi, sembra ancora di più quello che si dice di te su Instagram, Facebook, allora sembra che quella sia la verità. Se dicono che sei grande, vali. Se dicono che sei falso, che non vali, tu puoi scomparire. E guardate che è una falsità tale che gioca la pace del cuore. C'è chi non vive più per questo. Allora, lasciamo che il Signore in questo ci prenda veramente per mano, e consideriamo, proprio come dice qui nel profeta Isaia, che quello che sembrerebbe una cosa insignificante diventa invece, ti rendo una trebbia acuminata, trebbierai i monti, stritolerai, ridurrai i colli in pula. Cioè, quello che prima sembrava insignificante è ciò che riduce in polvere il resto. Conta davvero. Ma, per dirlo però con le parole del Vangelo, Giovanni Battista, che appunto Gesù esalta come tra i nati da donna il più grande, lui ha avuto anche dei dubbi. A un certo punto lui si aspettava un Messia forte, di quelli che appunto avrebbe stritolato gli invasori, e invece vede che Gesù, certo fa dei segni, però è mite, ha dei dubbi. Ma Gesù, anziché dire, vabbè, anche questo non ha capito niente, è sempre accogliente, anzi lo indica come un uomo che ha come criterio la verità, anche quella del dubbio, anche dire sì, è uno che non dice falsità, anche se ha dei dubbi dice che ha dei dubbi. Allora, questa schiettezza viene apprezzata e lodata, ma ci ricorda che quando siamo veramente abitanti del regno, non è semplicemente avere delle buone qualità umane, si entra in un'altra dimensione, che è quella propria di Dio, dove la nostra piccolezza è partecipazione alla sua, quindi è una piccolezza che salva.
La testimonianza umana la più alta arriva fino a un certo punto, ma l'essere testimoni del regno, di un regno che rimane fedele all'amore con cui Dio ama, è un altro livello. Se volete, è quella a cui il Signore ci sta invitando ad entrare adesso. Giovanni è un po' come la soglia, arriva fin lì e dice è Lui, e lì si ferma.
Adesso noi possiamo continuare a dire è Lui, perché so che Lui è il Figlio amato, il Figlio mandato a salvare il mondo. E vedete questa professione di fede, che Giovanni si è fermato a dire è l'Agnello di Dio, ma poi ha avuto i suoi momenti di turbamento anche, di prigionia fino alla morte. Bene, adesso sta a noi continuare, se lo vogliamo, con quell'umiltà e quella mitezza e quella verità che però non si fermano, ma diventano testimonianza di vita e di verità. Non soltanto in un certo rigore profetico come quello di Giovanni, ma anche nella semplicità della vita quotidiana, dove il lasciarci amare e salvare ci fa diventare anche mediatori di questo, proprio vivendo il Vangelo con amore e con accoglienza e perdono. E la nostra testimonianza quotidiana, anche se sembra diversa da quella di Giovanni, invece è una giusta conseguenza, è proprio prendere il Vangelo e viverlo.