«Un percorso non particolarmente duro, nemmeno nella terza settimana», è questa la prima impressione che Stefano Garzelli ha avuto appena sono state svelate le 21 tappe del Giro d'Italia 2026.
Le particolarità, tuttavia, sono diverse. In primo luogo un'altra partenza dall'estero, questa volta dalla Bulgaria. «Io non sono totalmente d'accordo. Ricordo quando ero corridore l'atmosfera delle prime tappe in Italia. Ho ancora in mente il calore del pubblico come l'ho sentito alla partenza da Lecce al Giro del 2003».
Poi, una delle 21 tappe è una lunga cronometro di 40 chilometri «che può giocare un ruolo fondamentale nel convincere Remco Evenepoel a venire alla corsa rosa - continua Garzelli - Penso che Vegni abbia avuto una strategia nel disegnare questo suo ultimo Giro: mi sembra proprio un percorso pensato per chi vuole partecipare anche al Tour de France, quindi Pogacar e Vingegaard».
Secondo Garzelli quindi, ora che sono state svelate le tappe del grande Giro italiano («fossi ancora corridore non mi soffermerei sulle tappe di salita, ma sulle miste come quella in Liguria o quella dei muri marchigiani»), i tre più forti corridori al mondo potrebbero tutti pensare di partecipare «perché non è così duro».
Ci sarà poi uno sconfinamento in Svizzera con una tappa tutta elvetica, Milano che torna ad ospitare la carovana rosa («ma avrei preferito che fosse una frazione diversa, magari una crono») e poi l'ultima settimana con doppio Piancavallo «a cui mi lega un bel ricordo con Marco Pantani». In tutto questo Garzelli non ha dubbi, «Giulio Pellizzari sarebbe pronto a partecipare da leader, se non ci fosse Evenepoel».
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