Indizi di futuro

Giudizio universale


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Benvenuti su Indizi di futuro, un podcast che indaga il presente per immaginare il domani. Ogni mattina alcune notizie dei principali quotidiani si trasformano in una scintilla che accende un faro sul divenire della nostra società.
Oggi è lunedì 7 giugno 2021 e io sono Roberto.
Si chiama: “Giudizio universale” e non stiamo parlando dello strepitoso affresco di Michelangelo che risplende nella cappella sistina, e neppure della fine dei tempi con la seconda venuta di Cristo sulla terra, si tratta semplicemente di una campagna di sensibilizzazione che si unisce ad altre mille simili iniziative portate avanti in altri paesi.
Ma questa ha una particolarità.
Si tratta di una lotta per la giustizia climatica, e come è accaduto con la Francia, che è stata per altro condannata, ora si vuole portare in tribunale lo Stato italiano, ovvero sono circa 200, di cui per buona parte associazioni, i firmatari di una causa nei confronti delle Stato italiano, e sono assistiti da un pool di legali e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi chiamata “Legalità per il clima”.
La premessa è proprio quello che serve, ovvero si tratta di evidenze scientifiche condivise in tema di riscaldamento del pianeta, ovvero evidenze note e non controverse, che devono per tanto vincolari gli Stati.
Quindi se abbiamo un parametro che sancisce ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare, possiamo di conseguenza verificare se la condotta di uno Stato è o meno aderente a tale condotta.
Le principali obbligazioni climatiche, conseguenza delle rilevazioni scientifiche, derivano da fonti internazionali, regionali e nazionali di cui sul sito giudiziouniversale.eu si trova ampia descrizione, ne cito una solo per dare un esempio TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) art 191 e Regolamento UE num. 2018/1999.
In definitiva si vuole obbligare a rispettare gli accordi presi, ovvero è il popolo che indica alla politica ciò che deve fare, non la politica che indica la direzione al popolo, insomma qualcuno è precursore dei tempi o i governi sono in ritardo.
Ad ogni modo era il 7 giugno del 2016 quando sulla gazzetta ufficiale della Comunità Europea appariva il citato art 191 con il quale alla politica in materia ambientale viene sancito debba essere informata da chiari principi.
Non è la sede per leggere l’articolo al quale vi rimando, ma a grandi linee si può indicare come una intimazione al perseguimento della tutela e qualità dell’ambiente, della salute dell’uomo e delle risorse naturali.
Di conseguenza, se sul nostro territorio insiste un’azienda il cui impatto ambientale non è in linea con le indicazioni a grandi linee appena elencate, dovremmo presumere che un intervento dello Stato per evitare che si prosegua nello scempio delle risorse naturali o della messa a rischio della salute umana, sia adeguato, anzi auspicato, anzi necessario.
Ovviamente e a maggior ragione il comportamento deve essere in linea con tali principi se l’attore è proprio lo Stato stesso.
Ciò accade?
Non sta a me giudicare, ma qualche indizio per il futuro però lo posso vedere, e vedo una montagna di lavoro da fare per adeguarci a tale diktat, che si possono però vedere come una montagna di opportunità per riqualificare e trasformare.
L’ambiente e la sua tutela, anche dal punto di vista lavorativo possono essere visti come una risorsa, ma a differenza di quanto è accaduto spesso, una risorsa non da consumare, ma da utilizzare con il fine di preservarla.
Insomma dobbiamo guardare all’ambiente come a una risorsa da custodire, non da esaurire.
A domani
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Indizi di futuroBy Roberto