E' un Nietzsche indubbiamente "scomodo" quello che emerge dalla lettura di questa parte introduttiva del suo capolavoro. Nel corso del tempo N. è stato variamente interpretato, per esempio anche alla luce di una sorta di "darwinismo sociale e nazionale" ad opera dei nazisti. in questo caso si tratta di un'interpretazione fuorviante, non fedele al pensiero del filosofo. In questo frammento N. sembra profetizzare con diversi decenni di anticipo l'avvento della società di massa che poi fu descritta da Herbert Marcuse ed altri. Indubbiamente in questo testo come in altre sue opere sembra emergere una concezione aristocratica della vita e della filosofia, che ad alcuni potrà forse apparire come manifestazione egoica e compiaciuta dell'autore. Invece in questo caso la dottrina dell'oltre-uomo non va intesa in senso psicanalitico nella sua deriva narcisistica, ma come l'interessante messa in discussione filosofica di ciò che, spesse volte in modo irriflessivo, è considerato come verità incontrovertibile da una comunità, in grado di dettar legge sui destini degli uomini. E' indubbiamente un N. "scomodo" quello che emerge alla lettura, ma proprio questo suo disprezzo per le verità condivise lo mette in luce nella sua vera natura: il ruolo dell'intellettuale è infatti spesse volte quello di far luce su ciò che viene messo a tacere, consapevolmente o meno, da un'intera comunità. Certe forme di travisamento interpretativo di N. se da un lato gli hanno garantito una fama "postuma" di tutto rilievo, dall'altro sembrano aver annacquato l'empito rivoluzionario e profetico che anima queste pagine dense di pathos, e concentrazione interiore, che possono esser fatte proprie solo da un maestro d'altri tempi, Zarathustra appunto.