L’Isola d’Oro o Isola del Sole, così viene chiamata Grado. Un delizioso borgo lagunare e termale, le cui spiagge non sono mai all’ombra. Grado ha una storia lunga più di 1600 anni e il suo fascino antico si respira ancora nel pittoresco centro storico. Tra calli, campielli, case in pietra, casette colorate dei pescatori, Grado conserva il fascino di un borgo marinaro ma il castrum, con il Duomo e il Battistero, testimonia anche un patriarcato durato otto secoli, riportando pregiate opere architettoniche di origine romana e paleocristiana. Al Porto Mandracchio si ammira la quotidiana attività dei pescatori di Grado, da lì arrivano e partono i pescherecci ogni giorno. Ed è proprio questo antico porto che richiama alla mente una leggenda.
Un tempo, Grado doveva difendersi spesso dagli attacchi degli Uscocchi, i pirati che provenivano dalla vicina Dalmazia. Si trattava di gente bellicosa, bardata di tutto punto. Gli Uscocchi incutevano timore con i paradenti in ferro e i gambali di legno, tuttavia agli occhi degli abitanti di Grado suscitavano anche qualche curiosità, perché quei pericolosi guerrieri indossavano delle ampie gonne, nello stile della moda turca. Nel corso degli anni, e nei racconti della gente, gli Uscocchi si trasformarono in Streghe del mare, chiamate Varvuole. Si narra che a Grado vi fosse un banditore detto Zef, il quale aveva il compito di suonare il tamburo per annunciare l’arrivo delle Varvuole e dare l’allarme. Le streghe del mare arrivavano a bordo delle batele, le tipiche barche della laguna, e il loro scopo era quello di rapire i bambini della città. Le streghe erano spaventose, avevano fili di ferro al posto dei capelli e si presentavano vestite di lunghe gonne tutte sdrucite. Narra la leggenda che le streghe del mare fossero solite urlare per i vicoli ed emettere dei suoni terrificanti. Ma le donne di Grado sapevano sempre come difendersi. Al suono del banditore, chiudevano a chiave le porte di casa, strofinavano l’aglio alle finestre e proteggevano i bambini con l’acqua santa.
Ogni anno, il 5 gennaio a Grado si rinnova la leggenda. Arrivano le Varvuole al Porto Mandracchio e si incamminano per i vicoli del borgo, alla ricerca dei bambini da portare in un mondo lontano. Eppure le Varvuole non riescono mai nel loro intento. Sarà perché l’aglio ha da sempre dei poteri magici, capaci di far scappare lontano anche i personaggi più crudeli che si possano incontrare lungo la via. Dunque, a quelle streghe ogni anno non rimane che dissipare il loro maleficio davanti a tutti, esibendosi in una danza, detta “la danza delle batele”.