Qualche giorno fa su Il Foglio Anna Paola Concia e Alessio Di Giorgi esprimevano una preoccupazione condivisa da una parte del mondo progressista: il rischio che l’eccessiva frammentazione delle battaglie per i diritti possa allontanare il sostegno dell’opinione pubblica generale e fornire terreno fertile ai movimenti reazionari. In passato, la lotta si concentrava su diritti considerati universali, oggi, alcune rivendicazioni, si concentrano su questioni identitarie più specifiche, la fluidità di genere, fino ad arrivare agli estremismi dell’ideologia woke, come l’uso di un terzo genere nel linguaggio o la creazione di terzi bagni. Questa deriva sta rischiando di alienare il consenso di parte della società civile, che oggi fatica a comprendere il senso di doversi spingere sempre più al limite delle proprie rivendicazioni. L’argomento è complesso e tocca una questione centrale nei movimenti progressisti di tutto il mondo: fino a che punto questa radicalizzazione del dibattito sull’identità di genere sta danneggiando la lotta per i diritti civili? Ne parliamo con Anna Paola Concia.