Agosto 1954
Il Vallo di Diano, venendo col treno da Sicignano, si spalanca inaspettatamente dopo la stazione di Polla: fino ad all'ora si è percorsa una zona collinosa che, pur essendo di colori meno spenti, fa pensare alle Montagne Lucane.
Ma la diversione della ferrovia porta in un paesaggio diverso: una vasta pianura coltivata da alberi di frutta, erba medica, grano, una terra feconda e ricca che produce di tutto.
Padula è uno dei paesi del Vallo, quasi ai suoi confini; domina la vasta distesa da una collina dalla quale si iniziano i contrafforti dell'Appennino Lucano, nella prima parte denudati di alberi e, fino a qualche anno fa, prima che fosse deciso il rimboschimento, riservati al pascolo delle pecore, attività che ora languisce.
Dopo questi brulli dorsi montani comincia il bosco, uno dei più vasti del meridione, che si estende fino a Mandrianello e si staglia contro il cielo.
Nelle sue forre si consumarono orribili omicidi, trovarono rifugio e libertà i briganti di cui ancora vive il ricordo aureolato di leggenda.
Luoghi narranti narrati o citati: Vallo di Diano - Sala Consilina - Sicignano (degli Alburni) - Stazione di Polla (ex) - Padula - Certosa di San Lorenzo - Mandrianello (Oasi di Mandranello)
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“Baroni e contadini", insieme con i “Contadini del Sud" di Scotellaro e “Le parrocchie di Regalpetra” di Sciascia, è stato tra le più importanti testimonianze sul Mezzogiorno. Giovanni Russo mette a confronto il Sud del dopoguerra con le sue miserie secolari e il suo patrimonio di civiltà e di lotte sociali con i temi centrali della questione meridionale degli anni Ottanta.
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