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Il riuso delle acque reflue in Sardegna: le buone pratiche


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In Sardegna un impianto esemplare dimostra che le acque depurate possono diventare una risorsa strategica. A Serramanna si è discusso delle opportunità della nuova normativa europea sulle acque reflue urbane.

La nuova direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane rappresenta un cambio di paradigma per la gestione delle risorse idriche nel contesto mediterraneo. In Sardegna, regione caratterizzata da uno stress idrico cronico, la questione assume un valore ancora più urgente. A Serramanna, durante il seminario promosso da Confservizi-CISPEL Sardegna e ospitato dal Consorzio CISA, esperti e rappresentanti istituzionali hanno discusso l'importanza strategica del riuso idrico.

Tra i protagonisti, Mauro Musio, direttore del CISA, ha illustrato l’esperienza pionieristica del consorzio: “Abbiamo realizzato già vent’anni fa un impianto di trattamento terziario, con tecnologie avanzate all’ozono e raggi UV, capace di produrre oltre sei milioni e mezzo di metri cubi d'acqua depurata all'anno, perfettamente idonea all'uso irriguo”. L’acqua trattata viene reimmessa nel sistema agricolo della piana del Medio Campidano, grazie alla collaborazione con il Consorzio di Bonifica. Un esempio concreto di economia circolare applicata al ciclo idrico.

il riuso idrico come risposta all’emergenza climatica

La Sardegna vive da anni una condizione di stress idrico cronico, aggravata dai cambiamenti climatici e dalla progressiva desertificazione. Secondo Musio, “l’acqua dei depuratori può e deve diventare protagonista: è oro puro, costante, stabile, disponibile subito e senza bisogno di nuovi bacini”. L’attuale sistema degli invasi, sebbene ben collegato sull’isola, non basta più a coprire il fabbisogno agricolo. In media, ogni anno mancano circa 100 milioni di metri cubi d’acqua.

Ma gli ostacoli non sono solo tecnici o finanziari: esiste anche una barriera culturale. Il riuso delle acque depurate è spesso osteggiato per motivi psicologici, perché ancora associato a un’acqua “di scarto”. In realtà, sottolinea Musio, “si tratta di acqua depurata ai più alti standard, addirittura superiore a quella potabile in alcuni parametri, ma destinata all’agricoltura”.

Finanziamenti, manutenzione e sostenibilità economica

La realizzazione e l'ammodernamento degli impianti richiede investimenti importanti. Il sistema di Serramanna è costato circa 5 milioni di euro, coperti grazie a fondi del Ministero dell’Ambiente. “Oggi – aggiunge Musio – occorre puntare su fondi europei, nazionali e strumenti come il leasing, perché il valore dell’acqua giustifica ogni spesa”. Il riuso delle acque reflue, oltre a salvaguardare le risorse idriche naturali, permette di ridurre l’estrazione dalle falde, evitando fenomeni come l’intrusione salina che sta colpendo molte aree costiere, in particolare nella zona di Cagliari.

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