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A Tokyo sperava di esserci. Ma i suoi tempi di corsa, pur ottimi, non le sono bastati per la qualificazione. E comunque, visto che la maratona femminile è in programma di Shabbat, non avrebbe partecipato. Resta un’ultima possibilità: Parigi 2024.
Di sé dice: “Sono una sognatrice”. E per questo guai a sottovalutarla. Perché i sognatori, si sa, spesso riescono dove i non sognatori difettano. Trentadue anni e cinque figli, Beatie Deutsch è la più forte maratoneta d’Israele. Una donna tenace e combattiva, fiera di essere parte di quel mondo haredi spesso definito impropriamente, anche sulla stampa italiana, con l’aggettivo “ultraortodosso”.
A Tokyo sperava di esserci. Ma i suoi tempi di corsa, pur ottimi, non le sono bastati per la qualificazione. E comunque, visto che la maratona femminile è in programma di Shabbat, non avrebbe partecipato. Resta un’ultima possibilità: Parigi 2024.
Di sé dice: “Sono una sognatrice”. E per questo guai a sottovalutarla. Perché i sognatori, si sa, spesso riescono dove i non sognatori difettano. Trentadue anni e cinque figli, Beatie Deutsch è la più forte maratoneta d’Israele. Una donna tenace e combattiva, fiera di essere parte di quel mondo haredi spesso definito impropriamente, anche sulla stampa italiana, con l’aggettivo “ultraortodosso”.