Après avoir concouru à Cannes en 2014 avec le court-métrage “Les Corps étrangers“, puis remporté en 2021 le Prix FIPRESCI de la section Un Certain Regard avec “Un monde“, la réalisatrice bruxelloise Laura Wandel fait son retour sur la Croisette avec “L’Intérêt d’Adam“, un drame hospitalier haletant tissé autour du dilemme déchirant d’une infirmière en pédiatrie qui sait que la mère destructrice d’un de ses jeunes patients, Adam, est aussi absolument nécessaire au rétablissement de l’enfant, et doit tenir à l’écart les services sociaux et autres intervenants liés à la protection de l’enfance tout en essayant de retenir la mère d’aggraver la situation. Ce film, façonné comme un thriller se déployant comme en temps réel, a fait l’ouverture de la 64e Semaine de la Critique du 78e Festival de Cannes.

“Léa Drucker, j’ai vraiment écrit le rôle pour elle,, parce que je trouve que c’est une des plus grandes comédiennes de ces dernières années. Ce que je trouve très intéressant, c’est qu’elle a quelque chose de presque intimidant, parce qu’elle a une prestance très forte, et en même temps on sent une fêlure : il y a toujours quelque chose dans ses yeux qui est de l’ordre du secret, que je trouvais aussi intéressant pour le personnage de Lucie. Quant à Anamaria, elle a aussi une ténacité et en même temps une vulnérabilité, et quelque chose, aussi, d’opaque – finalement, ces deux personnages se rejoignent aussi par rapport à cette opacité.“

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Belgian director Laura Wandel is back in Cannes with her second feature film, Adam’s sake.

The film, in competition at the Semaine de la critique, relies entirely on two extraordinary protagonists Léa Drucker and Anamaria Vartolomei, playing respectively a nurse and a young mother whose child has been hospitalized for malnutrition.

Anamaria Vartolomei, who became well known to the international audience thanks to the 2021 Venice Golden Lion’s winner L’Événement, was selected to represent France at the 2022 Berlinale Shooting stars.

In collaboration with the European Film promotion (EFP), founder of the Shooting stars programme, we interviewed Anamaria Vartolomei, among the 16 former Shooting Stars in the Cannes line-up this year.

The EFP is a network of film institutions from 37 European countries, bringing European films and talent to the attention of the international industry and media and the Shooting stars project brings ten promising, versatile European acting newcomers to the Berlin International Film Festival each year.

Ana Vartolomei tells us about her memories from that Berlinale 2022 and how she enriched her experience as an actress while sharing it with colleagues from other countries.

What does it mean to be an European actor? “it means being also nourished by other cultures, other societies, other forms of living and I feel all that makes us grow as humans and make us grow as actors too” declares Vartolomei.

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Sergei Loznitsa is back in Cannes competition at the 78th edition of the festival with “Two prosecutors“.

The film marks the director’s return to fiction, almost ten years after Donbass, presented in Un Certain Regard in Cannes.

The Ucranian director was at the Festival de Cannes last year with “The invasion“, a documentary showing the everyday life, along two years, of civilians during the war.

With “Two prosecutors” Loznitsa brings to big screen Georgy Demidov’s novella, about the authors’ experience in a gulag for 14 years.

As it was written in 1969, the book was confiscated by the KGB in the 80’s and then only released in 2009. Loznitsa read it and started working on its adaptation to the big screen in 2020.

The reason why the director decided it was the right time to bring this book to the screen is that the situation in Russia and other countries is getting worse and worse everyday.

As he said to Variety: “Watching this story from the past, we also recognize the present”.

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“Enzo“, film postumo di Laurent Cantet, diretto da Robin Campillo, apre la Quinzaine des Cinéastes di Cannes 78.

Con il giovane Eloy Pohu nel ruolo del protagonista 16enne Enzo, il film è stato scritto e concepito dal regista francese Laurent Cantet che, però, ammalatosi prima di iniziare le riprese, ha affidato il progetto a Robin Campillo che lo ha portato a compimento.

Enzo narra dell’adolescente del titolo, figlio di una famiglia altoborghese che si rifiuta di conformarsi ad un destino, anche accademico, già scritto e definito per lui e decide di apprendere un lavoro più umile e manuale, quello del muratore.

Nel cantiere dove ha iniziato l’apprendistato, conosce un giovane operaio ucraino, Vlad (Maksym Slivinskyi) e di lui si invaghisce. Inizia così un percorso di formazione e trasformazione per Enzo, tipico dell’adolescenza e molto in lucida sintonia con le contraddizioni del nostro tempo.

Pierfrancesco Favino era stato chiamato a far parte del cast già da Laurent Cantet e interpreta il padre di Enzo, un uomo che deve confrontarsi con delle aspettative disattese tipiche di un’educazione borghese, e deve, inevitabilmente mettere in discussione il suo ruolo di genitore.

L’attore italiano parla di un’esperienza ricca quella nata dalla collaborazione con due intelligenti e lucidi cineasti come Laurent Cantet e Robert Campillo, un lavoro che umanamente lo ha portato a farsi anche molte domande come padre.

Enzo uscirà in Italia distribuito da Lucky Red.

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Alice Rohrwacher è al 78° Festival di Cannes in qualità di presidente della giuria per la Caméra D’Or, il premio per la migliore opera prima, premio trasversale su qualsiasi sezione del festival. Abbiamo incontrato Alice prima dell’inizio della sua fatica di giurata e presidente di una selezione di 28 titoli, che la vedrà impegnata intensamente fino alla fine del festival.

Alice Rohrwacher ha le idee molto chiare su cosa cercare in una opera prima: l’opera prima deve voler cambiare il mondo, deve essere appassionata e rischiare tutto. L’esigenza di raccontare e la fatica che una opera prima comporta sono due elementi che inevitabilmente devono fornire l’energia e la urgenza di una creazione artistica potente e nuova.

L’urgenza di cui  Alice Rohrwacher parla risiede nella necessità di esprimersi, il cinema può essere il mezzo adatto per farlo ma non deve essere il fine per cui la creatività lavora. Ci possono essere errori, anzi ci si aspetta degli errori da un’opera prima, ma non possono essere considerati come difetti, piuttosto come conseguenze necessarie di una esuberante necessità espressiva.

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