Nel poker, il chip leader è il giocatore che possiede il maggior numero di fiches in un determinato momento della partita e che può mettere pressione sugli avversari. Oggi, il chip leader della diplomazia dei semiconduttori, l’uomo che decide il ritmo della partita e costringe tutti gli altri a giocare in difesa, è Donald Trump. Negli ultimi mesi il rapporto tra il presidente Usa e Jensen Huang, ceo di Nvidia, è diventato uno dei dossier più rilevanti della politica economica e tecnologica Usa. È la Casa Bianca a decidere come usare l’enorme potere strategico dei semiconduttori Nvidia, inserendoli nei negoziati con Arabia Saudita, Regno Unito, Cina o Kazakistan, e perfino nelle iniziative di mediazione nei conflitti regionali. Se Huang e Nvidia hanno le fiches, è Trump a mettere pressione, dettare il ritmo e costringere gli altri attori globali a reagire alle sue mosse. O almeno, questo è quello che sembra. Perché difficilmente il leader di un colosso tecnologico, per altro il più valutato al mondo, accetterà a lungo di restare un semplice comprimario al tavolo