Durante i 27 anni della Guerra tra Atene e Sparta, all’interno di molte città della Grecia si è vissuto un altro conflitto, questa volta civile, tra due parti avverse all’interno appunto della stessa polis: i democratici e gli oligarchici, ciascuno dei quali appoggiati da una potenza esterna.

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Una volta che i fedelissimi della dittatura avevano occupato i posti chiave, il lavoro iniziò: Crizia e Caricle che conducevano il gioco più degli altri, partirono con la repressione e l’eliminazione dei cattivi cittadini.

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Il disperato popolo ateniese, pesantemente sconfitto da Sparta, non era più nelle condizioni di stabile quale forma di governo fosse migliore. E in effetti ci fu un rinnovamento oligarchico operato da tutti quegli ateniesi da sempre antidemocratici.

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Come sosteneva anche Socrate bisogna affidarsi a chi sa governare non a chi viene eletto. 

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Atene era stata definitivamente sconfitta da Sparta nel 404 ac. La città di Pericle aveva capitolato in primavera e per volere del vincitore la capitale doveva cambiare forma di governo, ma non fu prima di settembre che ebbe luogo la rivoluzione oligarchica ai danni della democrazia. Perché questo ritardo di oltre quattro mesi?

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Due anni dopo la vittoria alle Arginuse, la fortuna di Atene si esaurì definitivamente a Egospotami (letteralmente fiume delle capre). Generali capaci come Alcibiade o Trasibulo erano spariti. In più gli equipaggi avevano poco esperienza e le nuove triremi non erano così affidabili essendo state costruire in fretta e furia. Sull’Ellesponto lo stratega spartano Lisandro attaccò una flotta ateniese, tranquillamente ormeggiata a breve distanza dalla spiaggia.

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Quella delle isole Arginuse si rivelò la più sanguinosa battaglia navale della guerra del Peloponneso. Fu caratterizzata dal più alto numero di navi da guerra schierate in una sola occasione dai tempi di Salamina: più di 270 triremi con 50mila marinai.

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Non vi ho ancora detto come morì Alcibiade. La sua morte al contrario della sua vita fu misteriosa e miseranda. È pur vero che gli storici, che non disponevano di molte informazioni a riguardo, avrebbero inventato dettagli immaginari.

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Nella sconfitta terribile riportata da Atene in Sicilia c’è anche qualcosa di comico come il barbiere del Pireo. Sembra, infatti, che un siracusano si sia recato per per conto proprio ad Atene approfittando per farsi fare barba e capelli e....

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La guerra tra Atene e Sparta continua senza sosta. Alcibiade, accusato di aver mutilato le statue di Atene e di aver preso in giro dei riti religiosi, parte comunque alla guida della spedizione ateniese in Sicilia, ma un attimo prima della battaglia viene richiamato in patria per essere condannato a morte.

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