Venerare o adorare le reliquie è sia una pratica che una
tradizione di origine pagana, come spiega la Catholic Encyclopedia. La
venerazione delle reliquie è “un istinto primitivo”, associato a molti sistemi
religiosi. Gli antichi greci adoravano superstiziosamente le ossa e le ceneri
dei loro eroi, i persiani ‘trattavano con la più profonda venerazione’ i resti
di Zoroastro e ‘il culto delle reliquie delle sette buddiste supera ogni limite
Altre fonti autorevoli riferiscono che anche gli antichi
egizi, assiri e babilonesi veneravano le reliquie dei loro signori e dei loro
principi. Il pastore scozzese Alexander Hislop scrisse nel suo libro Le Due
“Nei regni pagani lo stesso culto era fiorito per secoli
prima che i santi o i martiri cristiani apparissero nel mondo. … Fin dai primi
tempi, il sistema del buddismo è stato sostenuto da reliquie, che hanno operato
miracoli almeno altrettanto ben attestati di quelli compiuti dalle reliquie di
Santo Stefano o dai ‘Venti Martiri’” menzionati da Agostino (Le Due
Babilonie di Alexander Hislop, pagine 177,178).
A Kandy, una delle maggiori città dello Sri Lanka, un
tempio di 400 anni contiene quello che si dice sia il dente di Buddha,
“venerato da molti milioni di persone” (Daily News, 1° aprile 1950). Il
1° gennaio 1950, il ministro degli Esteri britannico, Ernest Bevin, fu portato
al cospetto di questa reliquia nella speranza che potesse miracolosamente
curare i suoi disturbi (
Times di New York
, 16 gennaio 1950).
L’idea pagana di attribuire poteri magici a ossa, teschi,
denti e pelle è talmente più antica del cristianesimo che le autorità
cattoliche ne parlano come di “un istinto primitivo”. Per l’Encyclopedia
Americana non è altro che feticismo:
“È la più bassa delle forme di culto non sistematiche
riscontrabili fra le tribù incivili, ed esiste soprattutto tra i negri
africani, nonché fra i nativi di entrambe le Americhe, i polinesiani, gli
australiani e i siberiani” (Encyclopedia Americana, ed. del 1942, vol.
Quando i marinai cattolici portoghesi navigavano lungo la
costa occidentale dell’Africa, potevano vedere una leggera differenza fra il
culto delle ossa “sacre”, dei teschi e degli amuleti da parte dei nativi, e il
culto delle reliquie religiose e degli amuleti che chiamavano feitiços, da
cui deriva la parola italiana “feticcio”.
La Cyclopœdia di M’Clintock & Strong riassume
bene l’intera questione quando dice:
“Non c’è dubbio che il culto delle reliquie è
un’assurdità, senza la garanzia della Scrittura, direttamente contraria alla
pratica della Chiesa primitiva, e inconciliabile con il buon senso” (Cyclopœdia
di M’Clintock & Strong, vol. 8, p. 1028).