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L’acqua e l’innovazione di SMAT tra sostenibilità e cambiamenti climatici


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L’acqua non è solo una risorsa, ma un ciclo vitale. Questo è il principio cardine che guida SMAT, la società a totale partecipazione pubblica che gestisce il servizio idrico integrato per Torino e per altri 292 comuni, servendo oltre 2,2 milioni di abitanti. Lo spiega con chiarezza Armando Quazzo, amministratore delegato di SMAT, durante l’incontro IFIB di Torino, sottolineando come l’azienda sia da oltre vent’anni un pioniere della sostenibilità e dell’economia circolare.L’approccio circolare: dal rubinetto all’ambienteIl servizio di SMAT copre ogni fase del ciclo dell’acqua: dalla captazione e potabilizzazione fino alla distribuzione agli utenti, per poi recuperare le acque reflue tramite le fognature, depurarle e restituirle all’ambiente. Un processo interamente circolare, che non si limita alla gestione dell’acqua, ma si estende anche ai sottoprodotti.“L’attività di una società che gestisce il servizio idrico integrato deve essere indirizzata verso una sostenibilità a tutto tondo”, afferma Quazzo. Questo approccio circolare è al centro del dibattito, specialmente per quanto riguarda il riutilizzo dei fanghi derivanti dalla depurazione.Il recupero del fosforo e le sfide europeeUno dei temi più attuali, e al centro del convegno IFIB, è il riutilizzo dei fanghi di depurazione. L’Unione Europea ha recentemente adottato una nuova direttiva sulle acque reflue, che influenzerà anche la futura normativa sulla gestione dei fanghi. L’obiettivo è chiaro: recuperare materiali critici come il fosforo e l’azoto.“Il fosforo è una materia critica ed esiste una buona quantità di fosforo all’interno dei fanghi di depurazione. La domanda è: come facciamo a recuperarlo?”, spiega Quazzo. Esistono diverse tecnologie mature per questo scopo, come il riutilizzo dei fanghi in agricoltura (compost) o il recupero energetico tramite ossidazione termica per estrarre il fosforo dalle ceneri. Quazzo sottolinea l’importanza di investire in ricerca per esplorare queste e altre soluzioni promettenti.Nonostante la ricchezza d’acqua del Piemonte, l’impatto dei cambiamenti climatici è una minaccia concreta. Le siccità estive e le precipitazioni concentrate sono fenomeni sempre più frequenti che mettono a dura prova le riserve idriche.“Il mantra degli acquedottisti è avere resilienza nel sistema”, afferma Quazzo. Mentre i grandi sistemi idrici come quello di SMAT si sono dimostrati resistenti, i problemi si sono manifestati nei piccoli acquedotti montani, dove l’abbassamento delle falde ha causato crisi idriche. La soluzione, per SMAT, non risiede nel semplice riuso dell’acqua, che richiederebbe un dispendio energetico per il pompaggio, ma nell’incrementare le capacità di stoccaggio.La strategia degli invasi: un modello di successoLa risposta ai cambiamenti climatici è la creazione di nuovi invasi per stoccare l’acqua piovana. Questi invasi servono non solo per l’uso idropotabile, che rappresenta una quota limitata (10-20% del totale), ma anche per l’agricoltura e, più in generale, per la regolazione idrogeologica del territorio.Quazzo sottolinea la notevole disparità tra l’Italia e altri paesi europei nella capacità di stoccaggio: “noi catturiamo solo l’11% dell’acqua che ci cade dal cielo, mentre la Spagna arriva al 37% e la Francia al 35%”.SMAT sta affrontando questa sfida con progetti concreti, riutilizzando invasi nati per scopi idroelettrici anche per usi idropotabili. Un esempio di successo è l’acquedotto della Valle di Susa, che preleva acqua dalla diga di Rochemolles, garantendo l’approvvigionamento anche in periodi di siccità. Progetti simili, alcuni finanziati dal PNRR, sono in corso anche per la Valle dell’Orco e la Valle di Lanzo, con l’obiettivo di “chiudere il cerchio” e assicurare la disponibilità di acqua per tutti gli usi.Questi progetti, pur richiedendo tempi lunghi (anche 10-15 anni per l’autorizzazione), sono essenziali per il futuro del sistema idrico e per garantire la sicurezza del territorio, prevenendo alluvioni e supportando l’agricoltura. Un impegno a lungo termine che dimostra come l’innovazione e la sostenibilità siano al centro della missione di SMAT per un futuro più resiliente.
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