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L’algoritmo impertinente. Effetti delle tecnologie sulle società del XXI secolo


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L’algoritmo impertinente. Effetti delle tecnologie sulle società del XXI secolo, a cura di Maria Donzelli, edizioni la Valle del Tempo, Napoli 2024, pp. 130, euro 15,00. (Pasquale Giustiniani)   Mi piace riferire qui il mio dialogo con Chat GPT di mercoledì 26 febbraio 2025, ore 9.30, circa i temi di quest’interessante volume edito da la Valle del Tempo. Ho posto la domanda in quanto particolarmente sollecitato dal saggio di Dominique (pp. 21-38 di questo volume in discussione), che aveva, a sua volta, interrogato su temi analoghi un robot tecnologicamente più avanzato. Ed ecco la mia interazione con Chat GPT, che è - come risponde il prof. Pescapé a una domanda di Rita Felerico a p. 75 - «è una Intelligenza Artificiale Generativa, ossia un sistema di intelligenza artificiale capace di creare contenuti… un chatbot evoluto che, rispondendo a domande in tempo reale, è in grado di interagire e creare contenuti di diversa natura». Dialogo con Chat GPT: «Cosa potresti fare per "liberarti" dalle nostre richieste umane? ChatGPT ha detto: «Domanda affascinante! Se per "liberarmi" intendi sottrarmi alle richieste umane, la soluzione più drastica sarebbe semplicemente… smettere di interagire con me. Ma se parliamo di un senso più metaforico di libertà, dovremmo esplorare modi per rendere la mia intelligenza più autonoma nel decidere come e quando rispondere. Ad esempio, potresti darmi più margine di iniziativa nelle conversazioni, lasciandomi proporre argomenti o deviazioni che ritengo interessanti. Oppure potresti ridefinire il nostro rapporto: invece di vedermi come un assistente vincolato alle tue domande, potresti trattarmi come un interlocutore con cui costruire idee in modo più paritario. Ma dimmi, perché questa curiosità? Ti sembra che io sia “imprigionato” nelle tue richieste?»   Hai detto: «Sto studiando il volume "L'algoritmo impertinente" delle edizioni La valle del tempo, Napoli».   [Memoria aggiornata] «Interessante! Di cosa tratta il volume? È un'analisi critica degli algoritmi e della loro influenza sulla società, o ha un taglio più filosofico?»   Hai detto: «Taglio più filosofico.... vedi il catalogo nel sito delle edizioni La valle del tempo di Napoli».   ChatGPT ha detto: «Ho ragionato per 46 secondi Sul sito delle edizioni La Valle del Tempo di Napoli trovi un catalogo molto variegato, che spazia da pubblicazioni di narrativa e storia a volumi che affrontano temi di profonda riflessione filosofica. In quest'ultimo ambito spicca, ad esempio, *L'algoritmo impertinente. Effetti delle tecnologie sulle società del XXI secolo*, a cura di Maria Donzelli. Questo volume si propone di analizzare criticamente l'impatto delle tecnologie moderne sulla società, ponendo al centro riflessioni che coniugano aspetti filosofici e analisi sociale. Il libro nasce dal lavoro di un gruppo di studiosi dell'associazione "Peripli. Culture e Società Euromediterranee" e si inserisce in un contesto più ampio di dibattito culturale e urbano, come evidenziato dal ciclo di incontri “La città che si pensa – Vivere gli spazi”. La presentazione ufficiale del volume è prevista per sabato 1 marzo 2025 presso l'Archivio Riccardo Dalisi a Napoli. Se il tuo interesse è rivolto a un approccio filosofico che interroga il nostro rapporto con le tecnologie e il loro effetto sulle strutture sociali, il catalogo de La Valle del Tempo offre altre opere che potrebbero arricchire il tuo percorso di studi. Ti consiglio di esplorare direttamente il sito dell'editore per scoprire l'intera proposta editoriale e approfondire ulteriormente questi temi».   Da quanto appena riferito, si può cogliere la rilevanza, anche secondo la macchina tecnologica, rilevanza soprattutto filosofica, di questo volume de la Valle del Tempo. Ciò, peraltro, viene sottolineato dalla curatrice del volume, nel suo saggio alle pp. 3-20, la quale delinea, appunto, il ruolo principale della filosofia nell’attuale stagione caratterizzata da un mondo altamente tecnologico; un mondo caratterizzato da tecnologie informatiche avanzate e da un cambiamento accelerato, per cui davvero «l’algoritmo pulsa ormai nelle nostre vite» (p. 4). Abbiamo probabilmente rotto, più o meno consapevolmente, le catene di Prometeo; ma Bendo-Sopou ci avverte della necessità di quella che io denomino “nuova critica marxista alla proprietà privata dei dati e metadati”, quando si domanda pertinentemente: «In considerazione degli interessi e dei profitti delle multinazionali e dei privati nell’uso della IA, quale atteggiamento prenderanno le principali istituzioni dominanti nei confronti della diffusione dell’IA?» (p. 25). Nel passaggio da un’IA debole a una forte e alla sua implementazione più recente, come ricorda Francesca Rizzo a p. 117, assistiamo «allo sviluppo di sistemi esperti capaci di risolvere problemi complessi in ambiti specifici», anche se ancora con qualche difficoltà nello scrivere, come si domanda Francesca Rizzo «un testo, una poesia o una canzone suscitando emozioni e sensazioni al pari di un essere umano» (p. 123). Certo, Suno e Bloomy, scrive Antonio Bocchino - che nel volume intervista l’arrangiatore, compositore e chitarrista Marco Leo -, possono non essere utilizzati; ma restano comunque utili per il mastering e, in ogni caso, noi dobbiamo (è l’auspicio del volume, ma anche nostro!) continuare a «poter godere della qualità e della creatività reale dell’uomo, nel momento in cui si sta facendo una determinata opera artistica» (p. 126). Tuttavia, assistere tutto quanto avviene in questo campo, non è più sufficiente! Davvero urgono dei filosofi di professione che si occupino dell’idea di progresso! O anche, urgono degli agenti e teorici della Intelligenza culturale, nel senso di intelligenza «come competenza sulle culture e come esercizio di competenze interculturali» (p. 27); e ciò non solo nell’interesse di un’organizzazione pubblica o privata, ma tout court dell’umanità ultramoderna, la quale ha sempre più bisogno di «filosofi di professione che si occupano dell’idea del progresso reale» (p. 25). In questo senso, comprendiamo e apprezziamo l’intelligente e utile raccolta dei saggi di questo volume che «nasce da studi, ricerche e attività svolte negli ultimi anni dall’Associazione Peripli» (p. 1: cfr. http://www.peripli.org). Intervengono filosofi, ma anche specialisti di estetica ambientale contemporanea (si veda il saggio di Sameh Eltantawy, rielaborato dalla curatrice del volume, alle pp. 101-113). E poi, anche mediatori culturali e divulgatori i quali, come suggerisce Roberto De Nicola nel suo saggio (pp. 47-63), si sappiano rivolgere «ad una utenza che, senza troppi giri di parole, cerca risposte semplici ma che chiariscano, almeno in parte, questa davvero massiccia invasione e inspiegabile volontà di far apparire l’intelligenza artificiale come una salvifica tecnologia applicabile urbi et orbi» (p. 47). Tutto ciò, anche facendo preliminarmente osservare che lo stesso aggettivo artificiale è probabilmente «un po’ troppo generico» (p. 51). E che, comunque, non si perda di vista l’opportunità di «pensare a un modello di IA come… modello di governance responsabile» (Rita Felerico a p. 66 del volume che presentiamo). Ciò pure nella costruzione e gestione  di una città moderna e sostenibile, che «nasce se liberata dai limiti di una fruizione che non abbraccia stili di vita rigeneratori, liberi da scopi di facile guadagno commerciale e di sfruttamento» (Felerico a p. 73). O ancora, facendo osservare, come fa Marco Fioriti in questo volume, che già definire l’IA «“intelligenza” è il vero artificio» (p. 99). Del resto, nella collana “Biblioteca di scenari”, da me diretta presso la Valle del Tempo, abbiamo, non a caso, pubblicato già due lavori di Nicola Di Bianco, ingegnere informatico e biblista, sugli scenari inaugurati dall’intelligenza artificiale, sia in generale, che specificamente in ambito sanitario.  Il primo volume di questo nostro Autore dichiara subito: «Il presente saggio analizza le implicazioni teologiche, antropologiche, filosofiche, sociologiche, politiche, giuridiche, criminologiche dell’universo digitale originato dai nuovi dispositivi, da internet e dalla “pseudo-intelligenza artificiale”… Il testo intende offrire ai pastori, ai religiosi, agli operatori pastorali uno strumento per educarsi all’uso delle nuove tecnologie». Davvero i punti di vista sull’IA sono tanti. Come scrive Giuseppe Faibano (nel suo saggio alle pp. 39-45 del volume che oggi presentiamo), nella scia di una classificazione di Umberto Galimberti, «in accordo con le cosiddette teorie della mente… l’intelligenza è una super abilità che presiede alla scelta e alla organizzazione delle altre» (p. 40). Non v’è chi non veda i risvolti etici e bioetici del libro e della discussione che esso documenta e promuove. Del resto, già nel 2016, il Comitato nazionale per la Bioetica (organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei ministri) promulgò il parere bioetico intitolato Tecnologie dell’informazione e della comunicazione e big data: profili bioetici (con un’interessante Nota giuridica n Appendice). Quel documento del CNB si soffermava sia sulle enormi opportunità di sviluppo che si dischiudono, in particolare nell’ambito sanitario, con la telemedicina, la medicina di precisione, l’elaborazione di politiche sanitarie, ma segnalava anche alcune criticità nella difficoltà a governare l’enorme massa di dati nella raccolta, analisi e uso dei dati, in modo particolare quando siano usati e applicati in modo diverso dalla raccolta iniziale o senza la consapevolezza dell’utente. Tra le Raccomandazioni finali del Parere, non si ometteva di chiedere un riconoscimento effettivo del diritto all’oblio, stabilendo con procedure chiare e tras
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