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Laura Longo e la storia orale: ascoltare, raccontare e costruire memoria collettiva


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La docente Laura Longo condivide esperienze di ricerca e metodologia della storia orale, mostrando come ascolto, empatia e comunità siano strumenti chiave per costruire memoria e identità collettiva.

Oggi ai microfoni di Unica Radio abbiamo ospitato la professoressa Laura Longo. Docente di scienze umane e filosofia. Longo ha un dottorato in storia delle donne e delle identità di genere e collabora come sociologa e formatrice con associazioni del terzo settore.

La docente ha partecipato a Ludica, la scuola nazionale di formazione in storia digitale e pubblica, che si è tenuta a Cagliari questo Settembre, come rappresentante di AISO (Associazione Italiana di Storia Orale), ed ha illustrato obiettivi e attività dell’associazione, fondata nel 2006. AISO promuove la storia orale attraverso formazione, interviste, seminari e risorse online.

Intervistare: ascolto ed empatia

Secondo la professoressa Longo, condurre un’intervista richiede ascolto attivo e la capacità di decentralizzarsi, mettendo da parte pregiudizi per accogliere pienamente il punto di vista dell’intervistato. È importante rispettare i tempi di parola, valorizzare i silenzî e cogliere sfumature e dettagli non detti.

L’intervistatore deve esercitare empatia, immedesimandosi nei ricordi e nelle esperienze dell’altro. La storia orale non mira all' oggettività assoluta, ma raccoglie le interpretazioni personali degli eventi. Questo strumento favorisce il dialogo, la coesione comunitaria e la costruzione della memoria collettiva, trasmettendo identità culturale alle nuove generazioni. Inoltre, può diventare un veicolo di pace, insegnando rispetto e apertura verso la diversità.

Storia orale e scuola

La professoressa Longo integra la sua esperienza di ricerca nella vita scolastica. Con gli adolescenti, è importante essere particolarmente attenti. Nei moduli di orientamento, educazione civica o PCTO (alternanza scuola-lavoro), la storia orale diventa un vero momento di ricerca attiva. I ragazzi possono studiare la propria microcomunità, il paese o tradizioni locali, come feste e modi di dire. Attraverso interviste, elaborano il canovaccio, fanno prove in classe, registrano audio o brevi video e condividono i risultati con i compagni. L’attività favorisce condivisione, crescita personale e cittadinanza attiva.

Ricerca e comunità

Tra le pratiche più significative c’è la creazione delle cosiddette “mappe di comunità”, realizzate con adolescenti. L’attività consiste nell’esplorare il territorio usando tutti i sensi: vista, olfatto e percezioni personali. I ragazzi prendono appunti, scattano foto e realizzano brevi video, creando vere e proprie mappe dei luoghi che ritengono significativi. In questo modo, non si osserva più la città dall’alto, ma secondo la prospettiva dei giovani.

Spesso elementi che per gli adulti sembrano marginali, come un bar frequentato dagli adolescenti, diventano punti di interesse principali. Prima di uscire, i ragazzi pianificano l’esplorazione, confrontando poi i loro punti di riferimento con la realtà, scoprendo aspetti nuovi e inaspettati del territorio.

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