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Un film che sceglie di raccontare l’Olocausto senza mostrare una sola immagine di prigionieri emaciati, baracche e camere a gas, e che riesce comunque a colmare il pubblico di orrore. Questo lo spunto da cui parte la puntata di Charlot.
“La zona d’interesse”, Oscar come miglior film straniero 2024, il film che Jonathan Glazer ha tratto dal libro omonimo di Martin Amis, è un film in totale sottrazione che proprio con l’uso di questo meccanismo ottiene il risultato di infrangere stereotipi e superare il sovraccarico di immagini in cui siamo immersi. Così immersi da aver in parte perso la capacità di leggerle e interpretarle. E forse parte del successo di questo film è dovuto anche alla sorpresa di riscoprire un’interazione tra suono e immagine, tra evocazione e narrazione. E di ritrovare in queste interazioni la potenza di un linguaggio narrativo creativo e originale sullo schermo ma anche sul palco.
Sul rapporto tra immagine e narrazione ci interroghiamo con il critico televisivo Aldo Grasso, la giornalista e critica letteraria e cinematografica Maria Rosa Mancuso e con Davide Livermore, regista di prosa e di opera.
Un film che sceglie di raccontare l’Olocausto senza mostrare una sola immagine di prigionieri emaciati, baracche e camere a gas, e che riesce comunque a colmare il pubblico di orrore. Questo lo spunto da cui parte la puntata di Charlot.
“La zona d’interesse”, Oscar come miglior film straniero 2024, il film che Jonathan Glazer ha tratto dal libro omonimo di Martin Amis, è un film in totale sottrazione che proprio con l’uso di questo meccanismo ottiene il risultato di infrangere stereotipi e superare il sovraccarico di immagini in cui siamo immersi. Così immersi da aver in parte perso la capacità di leggerle e interpretarle. E forse parte del successo di questo film è dovuto anche alla sorpresa di riscoprire un’interazione tra suono e immagine, tra evocazione e narrazione. E di ritrovare in queste interazioni la potenza di un linguaggio narrativo creativo e originale sullo schermo ma anche sul palco.
Sul rapporto tra immagine e narrazione ci interroghiamo con il critico televisivo Aldo Grasso, la giornalista e critica letteraria e cinematografica Maria Rosa Mancuso e con Davide Livermore, regista di prosa e di opera.