Lettera numero #20: Sulla vita tranquilla nell’era dell’iperconnessione Trascrizione del testo Caro Lucilio, “Come posso trovare tranquillità”, mi chiedi, “quando il mio dispositivo mi connette costantemente a crisi globali, drammi personali altrui, e richieste incessanti di attenzione?” La tranquillità, mio caro amico, non è mai stata una condizione esterna, ma uno stato interiore. Non dipende dall’assenza di tumulto nel mondo, ma dalla presenza di equilibrio nell’animo. Tuttavia, riconosco che i vostri dispositivi digitali rappresentano una sfida senza precedenti a questa saggezza antica. Gli stoici hanno sempre insegnato che la tranquillità deriva dal distinguere chiaramente ciò che è in nostro potere da ciò che non lo è. Eppure, i vostri dispositivi confondono deliberatamente questa distinzione fondamentale, facendovi sentire responsabili di eventi su cui non avete alcun controllo e alimentando un senso di urgenza perpetua che raramente corrisponde a reali necessità d’azione. Ecco alcune pratiche per coltivare la tranquillità nell’era digitale. Limita deliberatamente il consumo di notizie. L’essere informato è una virtù, l’essere sopraffatto da informazioni è una malattia moderna. Scegli fonti affidabili e momenti specifici della giornata per aggiornarti, poi disimpegnati. Pratica la “risposta ritardata”. Non ogni messaggio richiede attenzione immediata. Allenati a valutare quali comunicazioni siano davvero urgenti e quali possano attendere ore o giorni. Crea santuari digitali nella tua casa. Designa spazi – la camera da letto, la tavola dei pasti, forse un angolo di lettura – dove i dispositivi non sono ammessi. Questi diventeranno oasi di tranquillità in un deserto di sovrastimolazione. Coltiva relazioni profonde nel mondo fisico. La connessione autentica con pochi è un antidoto alla connessione superficiale con molti. Dedica tempo di qualità, senza distrazioni digitali, a coloro che veramente ami. Una volta ti scrissi: “Finché niente basta a te, tu non basterai agli altri”. Nell’era digitale, questo significa: finché sarai schiavo dell’impulso di essere sempre connesso, non sarai mai veramente presente né per te stesso né per gli altri. Per la tua serenità, Seneca Episodio Precedente