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Luca Raffaele, l’Economia felice…anzi civile – ep.42


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Imprenditore ed innovatore sociale, Luca Raffaele è il Direttore generale di NeXt - Nuova Economia per Tutti, una rete di organizzazioni nazionali che mira a implementare un nuovo modello di economia che sia sostenibile e civile.

Luca si definisce una persona affamata di relazione, o meglio, cercatrice di senso, che, quando collabora con qualcuno, è in grado di generare una trasformazione con un impatto sulla comunità.

«Nel terzo settore trovo il mio senso, il mio scopo, e attraverso quello scopo riesco a fare in modo che l'attività che sviluppiamo abbia una ricaduta che va oltre il mio operato».

Cos'è l'Economia Civile

Il concetto di Economia civile viene consolidato in Italia. Il suo fulcro è il rispetto della persona, la tutela dell'ambiente e le relazioni che generano.

È un sistema che si basa orientativamente su quattro pilastri importanti:

  1. Reciprocità: indica il come si creano le relazioni e i conseguenti benefici per le persone che li sviluppano.
  2. Fraternità: prevede il coinvolgimento delle diversità.
  3. Gratuità: ricorda che il mondo del volontariato ha a che fare con l'altruismo e la generosità.
  4. Pluralità degli attori economici: lega il tema dell'Economia civile a quello dell'Economia sociale; è il pilastro che ci aiuta a comprendere come il terzo settore (o meglio, il Settore civile, così come lo definirebbe Stefano Zamagni, perchè il termine "terzo" sembra assumere sempre un significato di minore importanza rispetto al resto) operi insieme a un'altra serie di soggetti privato del mondo profit, del mondo della pubblica amministrazione in modo coeso.
  5. Questi sono i canoni cui possano far riferimento le imprese e le organizzazioni, in modo da adottarli nelle loro strategie e, di conseguenza, migliorare un servizio.

    Esistono tante realtà appartenenti al terzo settore che adottano gli indici di sostenibilità e che cercano di capire in che modo possano migliorare gli aspetti della governance interna oppure l'aspetto della partecipazione dei volontari e dei beneficiari rispetto ai servizi che erogano.

    Altre realtà provano a misurare le loro azioni per capire i benefici sociali, ambientali ed economici che esse stesse generano, inserendo gli indicatori di impatto che permettono di capire come effettivamente queste realtà stiano generando quella trasformazione nel contesto in cui operano.
    Inoltre, esistono realtà che mettono in pratica la cosiddetta amministrazione condivisa, collaborando in attività di co-programmazione e co-progettazione fra enti pubblici ed enti del terzo settore.

    «Non basta occuparsi di questi temi e dire che si opera nell'Economia civile, o Economia sociale, per dire che si sta facendo un buon lavoro. Bisogna misurarsi e bisogna capire come quel tipo di lavoro sta andando davvero a trasformare il contesto in cui operiamo».

    Restare uniti per un cambiamento significativo

    Luca consiglia di partire da un lavoro che sia in grado di puntare sui territori locali per fare in modo di arrivare a contaminare il macro, partendo dal micro. Lo scoglio più grande è saper fronteggiare le sfide e per farlo è necessario creare delle reti che rafforzino i legami deboli all'interno delle comunità.

    Bisogna restare uniti ed essere alleati con continuità, facendo cittadinanza attiva, partecipando a laboratori di quartiere, facendo volontariato...

    «Io sono una persona di grande speranza, quindi credo che alla fine di tutto riusciremo a intaccare se riusciamo a ibridarci, ad allearci e a fare sistema, perchè noi contiamo tanto, ci dimentichiamo che noi valiamo il 5% del PIL».

    Dobbiamo essere prima noi a far capire quanto valiamo e a mettere insieme quelle che sono le nostre attività peculiari.

    Il criterio della felicità

    «Il criterio della felicità è quello per cui impattiamo solamente per l'attività del nostro lavoro rispetto ai beneficiari dei nostri servizi, ma della felicità che sta dentro le nostre comunità nella loro interezza. E che riguarda anche noi in prima persona».

    Luca risponde così alla domanda su cosa sia il criterio della felicità, il quale coinvolge anche tutti i beneficiari dei servizi che eroga il terzo settore, tutta quella parte di future generazioni che rispettano i servizi.

    Il peso del terzo settore risulterebbe ancora più significativo, se tutte le persone cui ne fanno parte riuscissero a tener conto del fatto che l'intelligenza relazionale si misura anche sulla qualità delle attività che vengono erogate, e non solo sugli aspetti quantitativi. In tal modo il 'terzo settore può contribuire a quella felicità pubblica e a quel benessere delle comunità in cui vi si opera.

    «È ancora una strada in divenire, ma credo che sia la strada giusta da percorrere».

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    Fundraiser & Co.By Ma Che Razza di Umani