Nel 1981 la Pinacoteca provinciale di Bari acquistò una inedita e splendida tela da un collezionista privato fiorentino per 20 milioni una cifra assolutamente non esagerata. La tela raffigurava il tema dell’”Annuncio ai pastori” e proprio da questo soggetto vorremmo partire per presentare questa storia dai tratti a volte misteriosi e sicuramente affascinanti. In Luca 2, 8-12 si dice: C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio. Il passo evangelico viene tradotto in questo dipinto in modo assolutamente realistico. I pastori sono accasciati e stanchi dopo un giorno di duro lavoro, le loro facce tradiscono la fatica e la miseria, così come il pasto misero e quell’otre sul quale si abbandona uno di loro forse con dentro vino o soltanto acqua. Insieme a loro le pecore che gironzolano al buio tra i corpi appoggiati ad arbusti e pietre. I vestiti sono logori , sporchi così come il vello degli animali. I colori bituminosi che all’improvviso si illuminano. Una luce lunare che proviene da un punto imprecisato fuori dal campo pittorico? Piuttosto l’irrompere di un angelo dalle forme paffute, dalla pelle morbida e dal colore anch’esso frutto di un “tremendo impasto” come ebbe a dire De Dominici. I caratteri del modellato tradiscono una linea pittorica vicina al caravaggismo e soprattutto a quella maniera caravaggesca che si afferma a Napoli nella prima metà del ‘600 con la scuola del Ribera. È questa di certo la prima suggestione che sovviene guardando proprio la struttura dell’Angelo che annuncia, i colori dell’incarnato, lo studio della luce. Elementi tutti che riportano ad un contesto pittorico che matura proprio in questa prima metà del secolo e che ha degli importanti protagonisti. E qui si apre la seconda parte di questa storia. Chi è l’autore di quest’opera? L’identificazione è stata assai dibattuta e si può affermare che due sono stati i riferimenti che hanno tenuto banco per anni: quella dello spagnolo Juan Do e del brindisino Bartolomeo Bassante o Passante. Di quest’ultimo De Dominici nelle sue vite de’ pittori napoletani diceva: Bartolomeo Passante fu discepolo del Ribera , e sotto la sua direzione riuscì valentuomo , e tanto , che il maestro molto l'adoperava nelle molte richieste di sue pitture e massimamente per quelle che doveano esser mandate altrove , ed in paesi stranieri : e questa è la cagione che poche opere sue si veggono esposte in pubblico , ma solamente in casa di alcuni particolari si ammirano varie storie sacre da lui dipinte, e mezze figure di Santi e di filosofi } perciocché egli di età ancor fresca morì di peste. Egli è così simile alle opere del Ribera , che bisogna sia molto pratico di lor maniera chi vuol conoscerlo: conciossiacchè nel componimento e mossa delle figure , è simile al suo maestro, e più nel tremendo impasto del colore: come si può vedere dal bel quadro della Natività del Signore situato sopra la porta della chiesa di S. Giacomo degli Spagnuoli , il quale è così eccellente , che sembra di mano del suo egregio maestro ; e massimamente a forestieri , dai quali vien creduto di mano del Ribera : nel quale però, da chi è intelligente dell'arte si vede un carattere superiore, nel ricercato disegno e nell’espression degli affetti -, e più nell’ esprimere la languidezza delle membra , nella decrepità dei suoi vecchi ; nella qual parte si può dire che fu inarrivabile. Laonde di Bartolomeo sol diremo che fu valente scolaro di Giuseppe di Ribera , e che le opere sue sono stimate da’ professori , quasi al pari del suo ammirabil maestro. Una descrizione che sembra calarsi a perfezione leggendo i caratteri di quest’opera, la quale ebbe tuttavia un’ultima e definitiva attribuzione. Fu un grande critico come Ferdinando Bologna nel 1955 a pronunciarsi a proporsi rispetto ad un'altra tela conservata a Birmingham individuando la mano di un maestro anonimo ma distinto da tutti gli altri che chiamò appunto il “Maestro dell’Annuncio ai Pastori”. Oggi di questo pittore troviamo un repertorio di dipinti che, accanto a quello conservato presso la pinacoteca di Bari, annovera la tela con lo stesso soggetto esposta al Museo napoletano di Capodimonte, un San Giovanni Battista conservato presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli, un Ritorno del figliol prodigo sempre a Capodimonte, infine un Uomo che legge, conservato nel Museo Castromediano di Lecce e attribuito successivamente a Francesco Fracanzano. C’è sicuramente un grande interesse scientifico per ridisegnare la produzione di questo anonimo maestro, di certo interprete di una scuola che parte dal Ribera e passa attraverso un circolo di artisti che attraversano il meridione nella prima metà del ‘600. In questo caso, tuttavia vogliamo mettere in evidenza la storia di un pittore che ha voluto fortemente presentare un particolare quasi dal sapore sociale. Quella categoria di pastori, coloro che spesso bivaccano insieme alle loro greggi, che sono sporchi con quell’odore forte che si traduce negli stessi colori delle vesti e di un paesaggio che smette di essere semplicemente campestre per assumere i colori della dura vita di lavoro. Tutto questo accoglie un angelo che non va a stravolgere la vita e l’aspetto dei pastori, ma quasi si uniforma ad essi esaltando quella gioia dei poveri che godono dell’annuncio della nascita del Signore, interpretando quelle stesse atmosfere che l’evangelista Luca aveva delineato nella sua testimonianza.
Riferimenti Bibliografici Fonti: Bernardo De Dominici, Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani, 1684-1750, Napoli 1840 Testi La Pinacoteca Provinciale di Bari, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2006 Mostra dell’Arte in Puglia dal Tardo Antico al Rococò, a cura di Michele D’Elia, Congedo 1964