La creazione che troviamo oggi nel Libro della Sapienza, parla delle anime dei giusti che stanno subendo una sorte diversa da quella che noi vorremmo, cioè, pare che ci sia una incorruttibilità che non riguarda semplicemente la vita o la morte biologica. Anche qui in mezzo a noi, ci potrebbero essere delle persone vive e delle persone morte, dove? Nel cuore, nella capacità di amare, nella capacità di mettersi in gioco, vivi o morti, da che cosa dipende? Quello che tocca il nostro cuore: cos'è che ci rende vivi o morti? Se la nostra vita sta seguendo la stessa vita che in Cristo abbiamo conosciuto, cioè una vita d'amore che si mette a servizio, tanto da subire anche la stessa sorte di Gesù, sentite queste parole, anche se gli occhi degli uomini subiscono castighi -ma mi sembra che anche il Cristo non abbia subito una bella sorte umanamente- la loro speranza resta piena di immortalità. Come uniamo la nostra vita a quella del Cristo oggi? Forse noi cerchiamo sempre le cose più comode, non è detto che siano le più vere, le più giuste, e in questo forse troveremo una grande unità con questo brano del Vangelo, dove viene posto sotto la lente di ingrandimento questo servo che rientra dal lavoro e che anziché mettersi a tavola, perché ormai è giusto che anche lui si riposi e mangi, dice no, fai il servo, cioè cingiti la veste e servimi, dopo mangerai e berrai anche tu.
Istintivamente ci viene a dire non è giusto. Allora vorrei porlo proprio nella prospettiva con cui stiamo vivendo la vita cristiana. Quale Cristo stiamo servendo? Il Cristo che ama? Il Cristo che è sempre pronto ad accogliere e perdonare? Oppure abbiamo un'idea del Cristo diversa? Quello che vuole essere riverito, omaggiato, ma non mi sembra che questi sia il Cristo che abbiamo conosciuto dalle Scritture.
Allora, se volete, proviamo a fare un passo avanti e cioè, siccome è un po' antipatica questa espressione finale, cioè dire siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Dire inutile, a qualcuno di voi piace essere inutile? Direi di no, non è istintivamente bello. Però letteralmente cosa vuol dire inutile? Senza utile, cioè che non faccio questo perché tu mi paghi, lo faccio perché c'è un amore che mi spinge a farlo. La vita cristiana non è mettersi a servizio sperando in una mercede, cioè in un pagamento.
La vita cristiana dovrebbe proprio scaturire dall'amore con cui ci sentiamo amati da Dio e lui lo fa sempre con grande generosità, gratuitamente. Tant'è che nel momento in cui così siamo disposti ad amare, sentiremo che la vera ricompensa sta proprio nell'amare come Cristo ama. Quell'amore lì che è gratuito, è libero e liberante.
Non costringe nessuno l'amore con cui ami, sei tu che lo fai spontaneamente, non cerchi niente come contraccambio. Credo che questo ci aiuti a capire perché è proprio lo stesso amore con cui Cristo è venuto ad amarci. Non doveva riscattare, nel senso pagare qualcuno, a chi poi? Al diavolo pagare il nostro riscatto? Mi sembra che non sia molto luminosa come espressione.
Al diavolo non deve proprio niente. Il fatto che il Cristo doni la vita per amore è dipinto molto bene in un brano della Lettera ai Colossesi da San Paolo, dice che lui è il capocoro, è il primo, è quello che apre la strada a quelli che imparando da lui vivranno con amore, con generosità e gratuitamente. È il primo che entra nel Regno e ci insegna da adesso ad entrare così nel Regno dei Cieli.
Quindi non aspettiamo di dover morire biologicamente per scoprirlo, è meglio scoprirlo adesso e renderne grazie.