Gli ultimi giorni dell'anno liturgico ci propongono testi che noi chiameremmo apocalittici, cioè rivelativi, ci rivelano che quello che vediamo, tutto è chiamato ad un passaggio, tutto passa da questo mondo. Non siamo qui per rimanerci sempre nello stesso modo e per noi oggi che abbiamo i dati storici di tanti, ormai di diversi millenni, sembra abbastanza chiaro e scontato. Però c'è una difficoltà, il coniugarlo con la quotidianità, cioè sappiamo che è così, sarà sempre così, nel senso che andrà avanti la storia dell'umanità per cui finiscono le varie generazioni.
Però il Signore dice non vi terrorizzate, non abbiate paura, la nostra speranza non sta nel cercare di stare più o meno bene il più a lungo possibile, la nostra speranza è che la nostra vita è assunta nell'amore di Dio, e che tutto ciò che viviamo con amore non soltanto non è perso, ma è un anticipo di quello che vivremo in eterno, perché è vero, tutto passa, le pietre passano, ma c'è una cosa che non passa. È per questo che il Signore ci tiene proprio a dircelo che quello che viviamo con amore, che vuol dire la capacità di accoglienza, di perdono, la capacità di saperci mettere in gioco, di fare della nostra vita un dono d'amore, lavorativamente, ma non solo, il nostro tempo è una delle cose più belle che ci possiamo donare, perché sappiamo che è poco, e man mano che facciamo della nostra vita un dono, che doniamo il tempo, l'energia e l'attenzione, che ci prendiamo cura gli uni degli altri, ci rendiamo conto che stiamo vivendo qualcosa di unico, di unico adesso, ma di unico che ha a che fare con l'eterno, cioè che Dio ci sta dando la possibilità di vivere la sua stessa vita. È per questo che oggi, nonostante la fatica della separazione fisica, abbiamo anche una grande fiducia.
La vita dei nostri cari è chiamata ad un passaggio, come la nostra, passiamo attraverso questo mistero che per noi sembra il finire di tutto, in realtà è semplicemente una porta che ci dà di attraversare fino a Dio, fino all'amore eterno, fino al senso stesso della nostra vita. Oggi chiediamo al Signore di avere un cuore così, altrimenti avrete sentito la prima lettura, il testo di Daniele, ci mette davanti questo sogno con l'enorme statua, che sembra grandiosa, potente e forte, però ha i piedi fragili, i piedi fragili. Avete sentito, erano fatti in parte di argilla, in parte di ferro, e questa pietra che rompe i piedi fa crollare e distrugge tutto.
Le cose umane sono così, passano, anche le più gloriose e grandiose passano, ma il Signore ci dice che c'è qualcosa che rimane. E oggi mi sembra che dica per ciascuno di noi, da questo mondo si passa, ma tu per me conti, tu per me ci sarai per sempre. E noi alimentiamo la nostra fede nella risurrezione di Cristo e quindi attraverso di Lui anche della nostra vita eterna, proprio attingendo con gratitudine all'amore con cui Dio anche oggi ci ama, ci conforta e ci guida perché i nostri giorni siano veramente un anticipo della vita eterna.